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Tivoli. Memorie di Adriano. Giorgio Albertazzi: «Il mio incontro con l'imperatore non è quello tra attore e personaggio. È un'osmosi molecolare»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giorgio Albertazzi in questi giorni al Teatro Adriano di Tivoli con "Memorie di Adriano". «Il mio incontro con l'Adriano di Marguerite Yourcenar non è quello tra un attore (non mi ritengo tale) e un cosiddetto carattere teatrale. È un incontro 'molecolare', perciò Adriano cambia, come cambia il mio sistema cellulare». Così Giorgio Albertazzi commenta "Memorie di Adriano", il capolavoro di Marguerite Yourcenar, che quest'anno l'attore torna ad interpretare nel luogo più congeniale e suggestivo, la villa dell'imperatore a Tivoli, set ideale dove la riduzione di Jean Launay debuttò nel 1989, sotto la regia di Maurizio Scaparro. Albertazzi, direttore del Teatro di Roma organizzatore dell'evento, dà nuovamente corpo e voce all’uomo che ha "governato in latino ma in greco ha pensato, in greco ha vissuto". Con lui sul palcoscenico un ballerino, Fabio Correnti, nel ruolo di Antinoo, l'attrice pontina Fiorella Rubino e altri sette attori che animano i personaggi evocati da Adriano. La regia si conferma firmata da Maurizio Scaparro, le coreografie di Eric Vu An. "Memorie di Adriano" è una lunga lettera dell’imperatore che “incomincia a scorgere il profilo della morte”, un testamento spirituale e un’autobiografia per il diciassettenne Marco Aurelio che Adriano ha scelto per succedergli nell’impero del mondo. "Poco a poco, questa lettera cominciata per informarti dei progressi del mio male è diventata lo sfogo di un uomo che non ha più l’energia necessaria per applicarsi a lungo agli affari di stato; la meditazione scritta d’ un malato cha dà udienza ai ricordi. Ora, mi propongo ancor più: ho concepito il progetto di raccontarti la mia vita". Il testo fu progettato tra il 1924 e il 1929, quando la scrittrice aveva tra i 20 e i 25 anni, ma ancora venti anni dopo la Yourcenar confessava di affondare "nella disperazione della scrittrice che non scrive". Anni di ricerche, di viaggi nei luoghi di Adriano, di esperienze personali, di dubbi anche sulla forma "per molto tempo, immaginai il lavoro sotto forma d’una serie di dialoghi" ma sotto tutte quelle grida, la voce di Adriano si perdeva e infine la forma definitiva di Memorie di Adriano nel 1951.

Claudio Ruggiero

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