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Latina. Telekom Serbia. I Radicali Italiani: «Strana questa sinistra. Quando era al Governo non
si accorse di quanto stava accadendo intorno»
Insomma, a leggere i giornali di questi giorni si ha l’impressione che nel 1997 l’Italia
fosse governata da un simpatico gruppo di dilettanti ignari di quanto accadeva negli
ambiti di loro competenza, sistematicamente tenuti all’oscuro di tutto dalle rispettive
amministrazioni, in grado di farsi un idea delle cose del mondo solo dalla lettura dei giornali».
Commentano i Radicali Italiani del segretario Daniele Capezzone (nella foto):
«Una combriccola incapace di comunicare al suo interno, con un Prodi all’oscuro di tutto,
un ministro del Tesoro già “irresponsabile” prima del tempo, un ministro degli esteri,
cosa mai vista, che dice di non conoscere i rapporti del suo ambasciatore a Belgrado
Se tutto ciò è già un po’ meschino, le dichiarazioni di Dini secondo cui addirittura il
sottosegretario Fassino lo tenesse all’oscuro di tutto quanto avveniva sul fronte Telekom
Serbia, e cioè di uno degli accordi internazionali più importanti di un’azienda di stato,
sono assolutamente patetiche, non fosse altro per il lavorio caparbio svolto proprio da
Dini a puntello del regime jugoslavo praticamente fino alla fine, cosa di assoluto
dominio pubblico e ampiamente criticata da Madeleine Albright e l’intera Amministrazione americana.
Se, dunque, la linea di difesa improvvisata da Prodi e gli altri responsabili politici al tempo di Telekom Serbia è del tutto incoerente (era una” richiesta” degli Stati Unite e dell’Unione europea..) e scarsamente credibile perché confutata dai fatti e dalle dichiarazioni convergenti degli altri personaggi coinvolti, italiani e stranieri, quella dell’ex ministro degli esteri Dini sconfina nel grottesco.
Una volta di più, intendiamo sottolineare che il nostro interesse primario nella vicenda è acclarare l’aspetto delle responsabilità politiche della vicenda. Parafrasando Sciascia, noi radicali, sulla scorta del libro di Giulio Manfredi, affermiamo che Dini è “il più implicato di tutti” e lo sfidiamo a provare il contrario».
Mauro Cascio
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