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Latina. Controllo biologico: quando la produzione è compatibile con l'ambiente. Pasquale
Pecora: «Controlliamo il fascino della globalizzazione»
L'approccio del controllo biologico, rispetto ad altri mezzi di lotta, anche se
all'inizio risulta più lento, in quanto il parassita introdotto richiede un certo
periodo di tempo per acclimatarsi, stabilizzarsi e diffondersi sul territorio,
ma superate queste fasi il parassita controlla il suo antagonista, riducendo in molti
casi la densità di popolazione dell'insetto target al di sotto della soglia economica,
rendendo stabili e duraturi i risultati ottenuti. Con il controllo biologico non si
sradicano del tutto gli insetti dannosi, ma si riesce spesso a portare la loro densità
al di sotto della soglia economica e quindi ottenere risultati ecologicamente puliti.
Si è tenuto, presso l'Istituto Agrario San Benedetto di Latina, il convegno sulle
"Strategie di difesa con prodotti a basso impatto ambientale per la salvaguardia
delle coltivazioni di Actinidia nel Lazio dalle infestazioni di Metcalfa pruinosa",
a cura del Centro Ricerche Phytolab di Latina e della Regione Lazio.
Nel contesto della produzione di actinidia nel nostro paese, la provincia di Latina
detiene, a livello nazionale, il primato, sia in termini di superfice attualmente
coltivata - circa 8.000 ettari - che in termini di produttività, 1.300.000 q.li..
La Metcalfa Pruinosa (Say) è un rincote omottero, appartenente alla famiglia dei Flatidi,
di origine Neartica, dove risulta distribuito nel Nord America. Questo flatide, rinvenuto
per la prima volta in Italia nei dintorni di Treviso nel 1979, è stato probabilmente
introdotto nel nostro Paese a seguito dell'importazione di tronchi d'albero infestati
di uova. Nell'arco di venti anni questo insetto si è diffuso su tutto il territorio
nazionale, da Nord a Sud, isole comprese.
«La Metcalfa è uno dei tanti esempi di organismi nocivi introdotti in Italia da altri
paesi, per cui ci troviamo ad affrontare una problematica molto delicata», ha spiegato
Pasquale Pecora del Centro Ricerche Phytolab, «al giorno d'oggi, infatti, i casi
d'introduzione accidentale di organismi esotici sono in continuo aumento e, con la
circolazione veloce delle merci a livello mondiale, dobbiamo probabilmente aspettarci
nei prossimi anni l'introduzione di nuovi organismi nocivi. La rapida diffusione di
Metcalfa in Europa è probabilmente dovuta alla scarsa presenza di antagonisti naturali
e alla sua capacità di attaccare diverse specie vegetali».
Lo studio a cura della Phytolab, inserito nel programma triennale di ricerca agricola,
agroambientale, agroalimentare e agroindustriale del Lazio (PRAL), è stato mirato
all'introduzione del Neodryinus typhlocybae, il nemico naturale della Metcalfa
maggiormente in grado di contrastarne la diffusione. Una femmina di questo insetto,
infatti, può predare da due a quattro stadi giovanili di Metcalfa al giorno, e nel
corso della sua vita, che dura mediamente venti giorni, preda circa cinquanta individui.
Nell'ambito del progetto sono stati selezionati dieci siti per le sperimentazioni su
territori compresi tra i comuni di Aprilia, Velletri, Latina, Cisterna e Nettuno.
Le prove di laboratorio sono state effettuate presso gli studi della Phytolab di Latina.
I primi risultati dell'insediamento del Neodryinus nell'area dell'Agropontino sono un
esempio di sana gestione del territorio e dal momento in cui il parassita sarà in grado
di controllare una percentuale significativa delle popolazioni di Metcalfa si avrà
una ricaduta positiva non solo nell'ambito dei coltivatori di Actinidia, ma anche
su altre colture, come per esempio la vite e l'olivi, nonché nelle aree destinate
a verde pubblico, dove ci sarà meno disagio per i cittadini, sia per effetto della
riduzione melata su manufatti vari, sia perché, in presenza del parassitoide,
Neodryinus typhlocybae, non è necessario intervenire con mezzi chimici.
Mauro Cascio
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