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Latina. Marcia della Pace. I Radicali Pontini: «Apprezziamo molto l'iniziativa. Peccato però che sia inutile e pericolosa. Bisogna snobbarla...»

La nuova edizione della marcia Perugia - Assisi sarà stavolta incentrata sul ruolo dell’Europa nella costruzione di un diverso ordine mondiale. Il vecchio continente e i suoi abitanti, sostengono i promotori dell’iniziativa, sono innanzi ad una scelta inderogabile, devono cioè decidere se farsi o no strumento della soluzione dei problemi internazionali, liberandosi tra l’altro da ogni forma di eurocentrismo. Commentano i Radicali Pontini: «Crediamo che, in linea di massima, una preoccupazione di tal genere sia senz’altro condivisibile e apprezziamo l’avere cercato e adottato un argomento così cruciale, come quello, appunto, di una maggiore connotazione, sul piano politico, dei caratteri distintivi europei. E, tuttavia, riteniamo che, nonostante tutto, anche quella del 12 ottobre rischia di essere un’altra occasione mancata perché non solo si parte con il piede sbagliato ma, peggio ancora, ci si muove in una direzione che non approderà ad alcuno sbocco. Ciò che, infatti, ci lascia perplessi è l’atteggiamento di fondo sotteso alla scelta di un tema conduttore così impegnativo e importante, e cioè la palese intenzione di contrapporre l’Europa agli Stati Uniti, questi ultimi intesi come l’”impero” famelico, invasore di Afghanistan e Iraq. A questa visione, alquanto miope e unilaterale, sfugge quanto sia fallimentare, oltre che deleterio, concepire un’Europa che pretenda di porsi presuntuosamente e pretestuosamente in alternativa al modello americano, discutibile e migliorabile quanto si voglia ma di certo imprescindibile (Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, nel loro “Manifesto di Ventotene”, l’avevano intuito in tempi non sospetti) per chi è fermamente convinto della centralità della democrazia. In questo senso, è auspicabile giungere alla configurazione, in tempi rapidi, di un organismo che unisca America ed Europa per superare l’impotenza di un’Onu logorata e composta, per larga parte, da paesi i cui governi sono di natura antidemocratica, dispotici, illiberali. In ambito di politica internazionale, l’Europa, questa Europa, non è stata all’altezza del ruolo che avrebbe dovuto svolgere, mostrandosi incerta, claudicante, incapace di assumere unitariamente decisioni coraggiose destinate alla salvezza di milioni di persone da satrapi sanguinari.. Lo abbiamo visto e continuiamo a vederlo in Iraq: il falso, equivoco neutralismo di alcuni governi europei ha contribuito ad offrire un forte sostegno al macellaio Saddam, alla stessa stregua dell’ipocrita pacifismo dei marciatori. Per quale motivo, infatti, Saddam avrebbe dovuto lasciare il potere e scegliere magari la via dell’esilio quando nel mondo i cosiddetti pacifisti manifestavano per una pace inesistente ed equivalente, di fatto, alla legittimazione dello sterminio da lui perpetrato nei confronti del suo popolo, degli iracheni privati di libertà? Qual è la pace che si pretende di difendere? Forse lo status quo che consente la violazione sistematica di diritti umani e libertà fondamentali, che contravviene a quanto sancito dalla Carta dell’Onu? È bene che qualcuno affermi con schiettezza che la responsabilità dello stillicidio quotidiano di perdite cui stiamo assistendo in Iraq, come in Afghanistan, va addebitato in primo luogo a chi, criticando e condannando l’obbligo d’ingerenza nei confronti di stati i cui governi violano i sacrosanti diritti individuali, è sodale di efferati dittatori. Scrivevamo poc’anzi che la marcia del 12 ottobre e le iniziative collaterali, come la quinta assemblea dell’Onu dei popoli, costituiranno un’ennesima occasione mancata. Ci si chiede, infatti, come si faccia a parlare di ruolo e strategie dell’Europa nello scacchiere internazionale se, poi, si elude la questione centrale di un’organizzazione mondiale delle democrazie. Se davvero ci sta a cuore la pace dobbiamo allora porci il problema della sua indissolubile connessione con la democrazia. Dobbiamo potenziare il cammino della “Community of democracies” intrapreso a Varsavia nel giugno di tre anni fa e continuato, nel novembre del 2002, a Seul con la partecipazione dei rappresentanti di ben centodieci paesi e di numerose organizzazioni internazionali. Dobbiamo impegnarci nella formazione di coalizioni e caucus di supporto alla democrazia anche all’interno dell’Onu e di istituzioni come il Consiglio d’Europa. Dobbiamo trasformare lo stesso Consiglio d’Europa in Consiglio mondiale delle democrazie, aprendone l’adesione a paesi extraeuropei e allargandone le strutture. Non è utopia ma immediato futuro. Perché su questa realtà si continua a tacere?»

Mauro Cascio


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