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Latina. Massoneria discriminata. Dopo la trasmissione di Giuliano Ferrara moderate considerazioni su colpe, reticenze e punte di malafede...

Abbiamo visto con interesse la puntata di "Otto e Mezzo" dedicata alla Massoneria e alla discutibile sentenza del Consiglio di Stato. Abbiamo ammirato il saper fare del Gran Maestro, la correttezza di Giuliano Ferrara che ha confessato di avere un nonno massone, il leggero spiazzamento di Barbara Palombelli, che forse voleva essere provocatoria, la pedanteria del giurista. Abbiamo ammirato meno un esponente dei Comunisti Italiani chiamato a difendere il pregiudizio e il luogo comune, in aperto disprezzo del buon senso degli stessi elettori comunisti. Proverò a rendere meglio il senso della questione. Mio figlio ha 8 anni. Può anche avventurarsi, alla sua età, in discorsi di politica internazionale, di trigonometria, di fenomenologia dello spirito. E a suo modo lo fa, quando si innamora dell'Ultimo dei Samurai su Playstation 2. Non è grave che lo faccia. Sarebbe invece grave che un adulto lo prendesse sul serio. E Antonio Martino proponesse di andare in Iraq a caccia di Pokèmon. Questo è un po' quello che sta succedendo attorno alla Massoneria. Nessuno ne sa nulla. Ma tutti ne parlano. Perché ne hanno sempre sentito dire un gran male. Anche qui il problema non è che giornalisti, politici, giuristi e intellettuali ne parlino senza sapere bene di cosa stiano parlando. Il dramma vero, paradossale, divertente, è che qualcuno li prende pure sul serio. Sulla Massoneria esistono documenti e saggi che ne analizzano tutta la genesi, dalle origini mitiche, al suo primo apparire nell'anno 1000, al primo documento iconografico accertato intorno al 1100, al primo manoscritto (il celebre Poema Regius del 1390), ai cosidetti "manoscritti gotici" (un insieme di manoscitti che vanno dal 1400 al 1700), fino alla fondazione della Massoneria Moderna nel 1717, alle grandi pagine legate alla rivoluzione francese, all'illuminismo, all'idealismo tedesco, a Mozart (nella foto con il "grembiulino"), Goethe, alla rivoluzione americana, al risorgimento italiano, a Garibaldi, a Pascoli, D'Annunzio. Quanti ne ha letti l'esponente comunista in oggetto? Esistono saggi sulla Filosofia della Massoneria, da quello di Fichte nel 700 a quello di Di Bernardo una decina di anni fa. Esistono Storie della Massoneria a tutti i livelli, da quella di Aldo Mola a quella romanzata e popolare di Roberto Gervaso. Esiste anche una ricca manualistica sulla ritualità, sul simbolismo. Quanti ne ha letti il brillante nipotino di Stalin?
Va anche detto che ultimamente anche la Massoneria, che non ha brillato certo per grandi doti comunicative, ha organizzato incontri, dibattiti, convegni, con Rettori di Università italiane, Premi Nobel, capi religiosi, professori universitari. Il comunista in questione era presente? Per capire, criticare, giudicare. Ci sono siti Internet, uno quello ufficiale (www.grandeoriente.it), una decina di riviste. Tutto questo per dire: oggi, chi si chiede "che cos'è la Massoneria?" è davvero giustificato? E lo si può davvero giustificare se nella vita fa il giornalista? E lo si può giustificare se nella vita fa il giornalista e si occupa di Massoneria? Lo si può giustificare se si occupa di "informazione"? È giustificabile un giornalismo che dà ampio spazio ad inchieste giudiziarie discutibili (Cordova e la Procura di Palmi) senza mai dare notizia dell'archiviazione di quella inchiesta? Senza dare notizia delle perplessità del Giudice sulla legittimità di quella inchiesta?
Una domanda. Se la Massoneria è generalmente poco conosciuta, almeno nella sua reale essenza, siamo davvero sicuri che sia colpa solo della Massoneria?

Mauro Cascio


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