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Fondi. Tor Vergata rende omaggio a Dan Danino di Sarra

È stata inaugurata, nell’Università degli Studi di "Tor Vergata" a Roma, la Biblioteca d’area letteraria storica filosofica. Uno dei settori della biblioteca è stato intitolato al fondato Dan Danino di Sarra. L’intitolazione è stata decisa in quanto il settore ospita parte el suo patrimonio librario, ovvero la sezione di Slavistica di cui di Sarra fu noto cultore. Il “Fondo di Sarra, di prestigiosa collocazione nella Biblioteca “Tor Vergata”, è di particolare valore culturale: l’alta qualità del materiale di argomento slavistica e per il consistente numero di volumi, 14.000 tra libri e riviste. Il Prof. Di Sarra, studioso del vasto mondo delle lingue e letterature slave, fu uno dei “padri fondatori” della Slavistica in Italia e molto apprezzato negli ambienti culturali stranieri. Va ricordato, tra i vai riconoscimenti, la medaglia d’oro al “Merito Culturale” del Ministero Cultura e belle Arti della Repubblica Popolare della Polonia, concesso a Varsavia il 24 agosto del 1988 con la motivazione: “…in riconoscenza del prezioso apporto alla diffusione della cultura e dell’arte polacca”. L’associazione Pro Loco di Fondi, apprendendone la notizia, esprime la totale soddisfazione per l’ulteriore riconoscimento ad un fondano che ha saputo, nonostante la sua umiltà, rappresentare la città di Fondi.
Il Prof. Dan Danino di Sarra con il suo impegno per la cultura, è annoverato tra i grandi fondani del XX secolo, suoi contemporanei: Giuseppe De Santis, Pasqualino De Santis, Leopoldo Savona nel cinema; Libero De Libero, nella poesia; Domenico Purificato nella pittura e nel disegno.
Anche Fondi ricorda l’insigne slavista attraverso la Biblioteca Comunale “Dan Danino di Sarra” inserita nel Sistema Bibliotecario Sud Pontino in Via Madonna delle Grazie. Fondi vanta antiche tradizioni culturali. Vivo fermento intellettuale si rileva in un particolare periodo ad opera di un creativo gruppo di giovani i quali si portavano nella Roma degli anni Trenta e vi esprimevano il loro brillante intelletto. Gli stessi successivamente partecipavano alla cultura ufficiale onorando Fondi ed affermandone il nome in qualificati ambiti nazionali ed internazionali. Una fotografia storica ritrae il gruppo dai volti giovani, tutti riuniti come ad immortalare i… figli celebri di Fondi; quei ragazzi di Fondi che, nelle lontane sere romane, si incontravano con intellettuali dai nomi prestigiosi tra... i fiumi del Caffè Aragno o Greco o di “misteriosissime birrerie” della capitale. Tra di essi sta D.D. di Sarra, slavista. Fu il nomade del gruppo, a causa dei suoi studi che lo spinsero frequentemente oltre frontiera, in viaggi ripetuti, tra l’Europa centro-orientale e l’Europa balcanica. La sua brillante parabola di studioso ebbe inizio ben presto (1933-1934) quando accedeva all’Università di Roma e varie borse di studio lo inviavano giovanissimo in Polonia, Cecoslovacchia, Estonia, Lituania, Bulgaria e Iugoslavia dove si impegnava nello studio delle lingue e nei contatti con gli intellettuali locali. Laureato, insegnava presso Università, Istituti Italiani di Cultura ed Accademie nei vari Paesi dell’Est. La documentazione del periodo, gli riconosce impegno didattico, traduzioni, conferenze, attività giornalistica, partecipazione a riviste culturali e convegni di linguisti. Versatile e tenace, egli si dava a studi severi delle lingue e delle civiltà slave che lo ponevano direttamente all’attenzione degli intellettuali di quei paesi e lo rendevano apprezzabile nel mondo della slavistica italiana. Al rientro, dopo i lunghi anni del nomadismo europeo, si immise nel filone universitario italiano con l’insegnamento di lingue e letterature straniere, grazie alle sue considerevoli competenze di slavista. Da un suo scritto si rivela testualmente”...mi è toccato insegnare ben sei materie nell’orbita slava, dal Ceco al Bulgaro, dal Polacco al Serbo-Croato, dal Russo alla filologia slava....” Fu filologo rigoroso e riservato (apparteneva a quella schiera di quelli il cui lavoro raramente viene a conoscenza del grande pubblico) tra gli studiosi italiani tenuti in considerazione nei Paesi slavi. Riconoscimenti, emersi dal suo carteggio personale, testimoniano dell’azione da lui allora svolta nella “promozione all’estero della cultura” di quei Paesi. Di detta promozione culturale restano sue puntuali traduzioni, di autori russi, polacchi e cechi, di scrittori e poeti slavi; così sottratti ai silenzi allora dominanti, che valsero a lui i consensi di insigni linguisti e la conoscenza all’estero di “autori d’eccezione” Letterato raffinato e sensibile, conobbe l’eleganza della parola ed un fine sentire, in una “ scrittura spesso angustiata da scavo e da perferzionismi...” Filologo di grande serieta`, si dedico a profondi studi filologico-comparativistici in “implacabili ricerche” tra le varie lingue dei popoli slavi, attingendo e confrontando tra testi antichi e moderni. Sempre attento ai fermenti culturali del suo tempo, alimentò la sua intensa sete di conoscenza mediante pubblicazioni e libri che si procurava direttamente nei vari soggiorni stranieri. Spesso non senza difficoltà per complesse autorizzazioni all’esportazione , talvolta non prive di sospetti: si era ancora ben lontani dal tempo in cui certi regimi fossero frantumati dalla Storia... I libri furono da lui vissuti con inquietudini costanti da bibliofilo irriducibile; in una lettera del dopoguerra ai familiari, preoccupato per il destino dei propri libri lasciati a Fondi, annotava da Bratislava “Spero tanto che i miei libri si siano salvati....sono la mia ricchezza...sono in fondo la storia della mia vita..”. Visse solo tra loro, in stanze rigorosamente disadorne, abitate soltanto da lunghi scaffali stipati. Egli si aggirava solitario tra i libri allineati, presenze mute, continuamente consultando, sottolineando, frugando attentamente in un ampio miscuglio di caratteri e lingue. Amò quasi teneramente i suoi “figli di carta” che aveva lungamente ricercato in lontane librerie, vecchie botteghe e polverosi antiquariati delle capitali europee, che aveva pazientemente trascinato a Fondi in lunghi scomodi viaggi ferroviari, talvolta forse a lui affidati dagli stessi autori perchè, nella speranza di una recensione, volassero con i venti della libertà... Lo studio ed i libri ebbero un posto preminente nella sua difficile esistenza: ad essi dedicò la sua vita, improntata sempre ad una grande sobrietà. In compagnia dei suoi studi e delle inarrestabili ricerche, i ricordi si trasformavano in rimpianti e lo collegavano ad un passato diverso: difficoltà di salute ne avevano intanto compromesso il fisico e complicato il carattere. Si ritirò a Fondi, che sempre amò e volle migliore, scegliendo l’ombra ed il silenzio, nella nostalgia dei silenzi ovattati delle piazze di Praga e di Varsavia, della civiltà di Vilnius e di Cracovia, di Sofia o di Belgrado, degli anni di Zilina, Leopoli o Zagabria e... nell’ostinato rifiuto di ogni frastuono ed arroganza.

Rita Bittarelli


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