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Roma. Il Modello Nathan, all'insegna della laicità. Maria Immacolata Macioti: «Se non avesse criticato Crispi avrebbe avuto maggior fortuna»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Maria Immacolata Macioti, docente di Istituzioni
di Sociologia presso la Facoltà di Sociologia de La Sapienza, relatrice
del convegno su Ernesto Nathan organizzato dall'Associazione Libero Pensiero
"Giordano Bruno". Ernesto Nathan uomo politico. Che dire?
«Un sindaco per Roma è sempre una figura molto rilevante, ma la sua fama va al di là
di quella di un normale primo cittadino. Ha dato un esempio morale molto forte.
Ha avuto in mano l'amministrazione della capitale in un momento molto delicato
ed ha avviato un processo molto importante di modernizzazione, nonostante la
frammentazione del blocco che lo sosteneva e dalla grande guerra fattagli dal mondo
cattolico». Lei ha parlato, nel suo intervento, di un uomo politico atipico...
«Un uomo che non è mai sceso a compromessi. Già come Gran Maestro in qualche modo
polemizzò con Adriano Lemmi che lo aveva preceduto nella guida della Massoneria Italiana
per aver legato troppo il Grande Oriente d'Italia alle politiche di governo.
E anche politicamente non gli portò molta fortuna la sua continua critica nei
confronti di Crispi, il quale provò senza successo a fare digerire a Nathan la sua
politica coloniale». Un ultima domanda. Sempre nel suo intervento lei sottolineava
in Nathan un qualcosa che in un uomo politico dovrebbe essere la prassi mentre spesso
anche oggi è l'eccezione: studiare a fondo una problematica prima di dare un giudizio
o intervenire... «Affronta con spirito moderno i problemi amministrativi che gli si presentano.
Non disdegnando addirittura di affrontare studi scientifici, cosa che non è tipica in Italia.
Discorso più in generale merita la ricerca in sé. In Italia, lo sapete benissimo,
la ricerca, penso a quella scientifica, anziché essere favorita è fortemente penalizzata da
quegli ambienti di Oltretevere che Ernesto Nathan tanto tenacemente provava a
emarginare. E presto pagheremo questo ritardo».
Andrea Apruzzese
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