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Roma. Il Modello Nathan, all'insegna della laicità. Mario Sanfilippo: «Dissi che nessuno ha raccolto la sua eredità. E Rutelli mi ha tolto il saluto»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Mario Sanfilippo, docente di Storia medievale dell'Università di Trieste ed editorialista del Corriere della Sera, relatore al convegno su Ernesto Nathan organizzato dall'Associazione Libero Pensiero "Giordano Bruno". Nel suo intervento lei ha sottolineato sia il grande ruolo politico di Nathan che, soprattutto, il suo ruolo di mediatore. «Senza dubbio. La sua coalizione metteva insieme cose che si tenevano con lo sputo. È quanto avviene oggi. Per vincere bisogna mettere insieme il diavolo e l'acquasanta. È logico che poi alla fine il diavolo va da una parte e l'acquasanta dall'altra. Nathan è un uomo che è riuscito a tenere insieme, facendo anche dell'ottima amministrazione, una coalizione che aveva come unico cemento l'anticlericalismo ma che non andava al di là. Persino i socialisti erano divisi al loro interno, tra i soliti rivoluzionari a parole e i riformisti a chiacchiere. Nathan deve governare spinte in tutte le direzioni. Bisognerà che la gente rifletta su casi come questo e concluda che sono frutto delle miserie del maggioritario». Lei ritiene che questo grande ruolo di mediatore poteva derivargli dall'esperienza massonica? «Sicuramente. Il problema di fondo è che qui è stata giocata una partita sporca per cui un mascalzone e una loggia deviata hanno significato tutta la Massoneria. Ma la Massoneria, dal 1700, è stata una scuola di democrazia. Lui nelle Logge ha avuto la sua formazione. E ai cattolici, allora come oggi, interessava solo far fuori la Massoneria perché è sempre stata la loro unica e insidiosa rivale». Parliamo di questa Giunta... «C'era di tutto. Da medici, ad esperti di municipalizzazione, da chi veniva dall'esperienza delle cooperative, dai grandi esperti di finanze comunali. Grandissimi personaggi anche del mondo dell'edilizia. Nella giunta c'era pure un Valdese. Immaginiamoci le ire del Vaticano. Ire che hanno accompagnato la Massoneria, non tanto dal suo nascere storico (al di là delle origini mitiche, i primi documenti datano 1100, ndR) quanto dal suo svilupparsi in senso moderno a partire dal 1717. A me dispiace che Spadolini, che era un repubblicano, un laico, alla fine abbia fatto il gioco sporco per i cattolici. Tornando a Nathan, pensate che mio figlio Matteo, in una ricerca negli archivi vaticani curata per l'Università degli Studi della Tuscia ha trovato una lettera ai Vescovi in cui tra l'altro si dice che Nathan, oltre che ebreo e massone, è il figlio bastardo di Mazzini. Qui non si guarda ai mezzi termini. La guerra è guerra e si cerca di uccidere l'avversario. In Italia all'epoca però se dicevi a uno che era figlio di Mazzini gli facevi un complimento». Qual è l'eredità politica di Ernesto Nathan? «Mi è stato chiesto tre anni fa ad una Festa dell'Unità. Io dissi che nessuno da allora ha raccolto la sua eredità. Da allora il mio amico Rutelli, siamo amici da quattro generazioni, non mi rivolge più il saluto».

Andrea Apruzzese

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