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Roma. No al crocefisso. Il Giornale dei Laici Italiani: «Basta con l'imporre una presunta egemonia culturale che di fatto non esiste più»
«Quel che sconcerta nella ineccepibile decisione del giudice dell’Aquila sulla rimozione
dei crocifissi dalle aule scolastiche è che, per ottenere questo elementare e tardivo
segno di rispetto per la laicità (cioè per la neutralità religiosa) delle istituzioni e
della scuola pubblica, si sia dovuto attendere che a richiederlo fosse un estremista
religioso islamico. Per più di mezzo secolo si è negata la “pari dignità sociale” (art.
3 primo comma della Costituzione) ai cittadini non credenti, agli ebrei, ai cristiani
riformati, imponendo a loro e ai loro figli il simbolo di un dominio ideologico che,
per reiterata ammissione degli stessi vescovi italiani, non corrispondeva più, da ormai
almeno trent’anni, a un’effettiva egemonia culturale in una società sempre più
secolarizzata. Oggi, finalmente, questo elementare principio viene affermato, ma non
tanto in nome di elementari e universalistici principi liberali di uguaglianza e di
libertà religiosa, quanto per non urtare la sensibilità dei più integralisti fra i
fautori di nuove forme di totalitarismo religioso. I diritti di cittadinanza dei
non credenti, degli ebrei e dei valdesi sono stati per mezzo secolo liberamente
calpestabili; è solo con i nuovi fondamentalisti che si mostra più prudenza. Sembra
che in questo paese si stia affermando l’idea che il rispetto per la libertà religiosa
debba essere inversamente proporzionale alla tolleranza mostrata nei confronti
delle convinzioni altrui da parte di chi lo pretende.
Il risultato di questo ritardo nell’affermazione di elementari principi di libertà è
che ora le identità religiose rischiano di diventare, come era accaduto nella ex
Jugoslavia nel momento della sua dissoluzione, nient’altro che indici di identificazione
etnica, a disposizione per l’uso irresponsabile e demagogico di politicanti
civilmente analfabeti e apprendisti stregoni. Anziché farsi forti dell’esperienza
dei paesi che hanno già dovuto affrontare nel passato analoghi problemi di
integrazione di nuovi cittadini, questi politicanti si stanno assumendo,
assieme alla Cei, la responsabilità di aprire le porte anche in Italia a
sviluppi comunitaristici in grado di distruggere qualunque residuo di
valori etico-politici democratici generalmente condiviso e di favorire
la strutturazione della nuova immigrazione su basi etnico-religiose e fondamentaliste.
E non si accorgono neppure di trasformare un simbolo religioso in uno strumento non
più solo di dominio e di egemonia, ma anche di contrapposizione e di
conflitto etnico e identitario dagli esiti potenzialmente barbarici».
Mauro Cascio
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