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Latina. No al crocefisso. La situazione all'estero. Solo in Italia non è ancora proibito esporre simboli religiosi. Ma oggi qualcosa sta cambiando

Solo la classe politica italiana è supina al papa polacco. Ormai l'escatologia, la salvezza è questione nazionale e le guerre di religione quasi una bega di condiminio. Fuori dall'Italia il cattolicesimo è ben poca cosa. A cominciare proprio dall'Europa che lo sta tenendo ai margini anche della sua Costituzione. Basti citare la Francia che ha adottato una soluzione radicale: l'articolo 28 della Costituzione vieta espressamente l'esposizione di simboli o emblemi religiosi su monumenti e in spazi pubblici, a eccezione dei luoghi di culto e dei cimiteri. La natura costituzionale del principio ha portato, solo per fare un esempio, al successo di un'iniziativa promossa qualche anno fa da un'associazione nazionale, che ha ottenuto che il tribunale ordinasse a due comuni di rimuovere il crocefisso dalla sala consiliare. In Germania una sentenza della Corte Costituzionale del 1995 ha sancito l'incostituzionalità della presenza dei simboli religiosi nelle aule scolastiche. Il provvedimento riguarda le scuole elementari del solo land della Baviera (peraltro il più cattolico della repubblica federale) e subordina la permanenza del crocifisso a un'esplicita richiesta di genitori, insegnanti e alunni delle diverse scuole. In Svizzera, nel 1990, il tribunale federale elvetico ha dato ragione ad un ricorso contro la decisione di un comune del Canton Ticino di esporre crocifissi nelle classi, sostenendone l'incompatibilità con la neutralità confessionale della scuola pubblica. Situazioni simili anche in Olanda, Austria e negli altri paesi europei.
Inutile citare gli Stati Uniti d'America. Ancora una volta un esempio, per i pochissimi che avessero ancora qualche dubbio...

Mauro Cascio


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