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Roma. No al crocefisso. Daniele Capezzone: «Siamo gli unici copernicani in una politica tolemaica». E sul cattolicesimo talebano: «Pronti a discuterne senza l'intolleranza dell'Islam o delle sante mamme di Ofena»

L'inaspettata e umiliante sconfitta dei cattolici e del popolino di Ofena, a cui malamente i politici stanno provando a rimediare è stato uno degli argomenti di apertura del secondo congresso nazionale di Radicali Italiani. In apertura, dopo un saluto in video di Luca Coscioni, il segretario nazionale Daniele Capezzone, citando Elio Vittorini, ha ricordato che i radicali sono gli unici copernicani in una politica tolemaica. Al termine delle relazioni, l'insediamento di due commissioni di lavoro. La prima si occuperà tra l'altro di ricerca scientifica, sesso e stupefacenti. Il tema è «la direzione di marcia antiproibizionista, anticlericale, antifondamentalista». La seconda ha invece come punto di partenza uno slogan: «Modello anglosassone versus modello continentale, costruire una alternativa all'Europa ademocratica della Convenzione». Nel primo pomeriggio è intervenuto anche Marco Pannella, che ha respinto le critiche che parlano di un partito un po' «appannato» e «isolato». Il leader radicale, tra l'altro, ha rammentato la performance del transessuale Christina Sponza alle elezioni suppletive della Camera di una settimana fa, a Trieste, sottolineando che in questo caso i radicali sono stati «gli unici a rafforzare i loro voti rispetto a due anni fa». Marco Pannella chiede anche alla presidenza italiana dell'Unione Europea di promuovere una grande campagna d'informazione in Asia e in Africa sui rischi dell'immigrazione clandestina. «Il Mediterraneo - spiega - è un cimitero, nutrito ogni giorno dalle salme di chi cerca di arrivare. Non ci sono solo gli episodi che conosciamo, ma ce ne sono tanti altri. Sono migliaia e migliaia le persone che prendono il biglietto dalle mafie per arrivare e non arrivano. Noi non ne conosciamo l'entità». «L'Europa, di cui penso il peggio possibile, cioé la verità, non ha pensato ad informare tramite la televisione tutti i Paesi di origine dell'immigrazione clandestina, per far conoscere a quelle popolazioni che c'è la possibilità di essere buttati a mare».
Nel "pianeta radicale" non poteva mancare la discussione intorno al tema del crofecisso nelle scuole. Silvio Viale, presidente dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta: «Sgombrato il campo dall’imbarazzante presenza del “cattivo mussulmano”, la sospensione dell’ordinanza sul crocifisso di Ofena deve permettere di discutere del suo ruolo nelle scuole e nei luoghi pubblici. Come radicali, abbiamo responsabilmente evitato di assecondare l’intolleranza delle “santissime” mamme di Ofena, o il rumor di lame dei finti crociati di Forza Nuova, ma la questione della laicitá delle istituzioni a garanzia di tutti, credenti e non credenti, rimane in tutta la sua interezza, come quella di non confondere il crocifisso con la croce. Non si deve dimenticare che la vicenda nasce soprattutto dall’intolleranza “cattolicissima” dei genitori di Ofena, del dirigente scolastico e dal sindaco di Ofena, i quali non hanno voluto che, in quella classe, fosse presente un altro simbolo religioso. Se la questione dipende da loro, è intolleranza, se dipende da una legge, è una legge sbagliata, a maggior ragione se sopravissuta per sbaglio. Nella classe di mia figlia, che come fece suo padre frequenta religione a scuola e catechismo all’oratorio, se un genitore chiedesse di affiggere un simbolo della propria religione, non avrei nulla in contrario; ma, o tutti, o nessuno. Diverso è per gli uffici pubblici, come un Consiglio comunale, che rappresentano tutti i cittadini, sia quelli che seguono i consigli della propria religione, sia quelli che ritengono di doverlo fare in modo indipendente e sia coloro che non sono credenti affatto. Esso va rimosso, e non mi sorprende affatto che esponenti di altre religioni lo accettino per continuare giustificare la propria intolleranza ove sono maggioranza. Cosí, coloro che, come la cattolicissima ministra Moratti, ritengono che il crocifisso abbia perso il suo significato religioso, per diventare un laico “simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da specifica confessione religiosa”, abbiano il coraggio di esporlo nelle proprie sedi o di proporre di metterlo sulla bandiera della nazione, almeno una croce come la Svizzera. Affinché tali nobili opinioni non vadano disperse sará nostra premura verificare che il crocifisso sia appeso alle pareti dei partiti, che sembrano avere sposato questa tesi, consegnandone uno, piccolo, in legno e plastica, ma non per questo di minor valore».

Mauro Cascio


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