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Roma. No al crocefisso. Maria Mantello: «Solo la Costituzione è la garanzia della libertà di tutti. L'alternativa è il fanatismo della fede»

Un nuovo intervento sulla storica sconfitta della comunità cattolica italiana. Questa volta lo firma Maria Mantello, presidente della sezione romana dell'Associazione Libero Pensiero Giordano Bruno. «Una questione che riguarda il principio supremo della laicità dello Stato e quindi la stessa garanzia della vita democratica non può essere risolta per via di maggioranze, infatti se anche il 100% degli italiani fossero cattolici, cosa che non è, lo Stato non potrebbe farsi propagatore della confessione della chiesa romana e del suo simbolo. Come hanno abbondantemente ricordato diverse sentenze della Corte Costituzionale (in particolare, 203/1989), nonché della Corte di Cassazione (in particolare, 439/2000). Se decidessimo a maggioranza che il simbolo da esporre fosse quello dell'ebraismo, o degli atei o dei musulmani, o quant'altro... lo Stato Repubblicano, laico, democratico, sarebbe tenuto ad ottemperare? Certamente no. Vale il principio garantito dall'art. 1 della Costituzione, quando afferma che "la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Solo la Costituzione, infatti è la garanzia della libertà di tutti, senza che si venga costretti ad appartenenze che di tutti non sono affatto. Solo dalla garanzia del diritto di ognuno a veder tutelata la propria libertà di coscienza (art. 3 della Costituzione) scaturisce la pace. L'alternativa sarebbe il fanatismo della fede, e le guerre e gli stermini che proprio in nome della croce, il clero cristiano, dai primi secoli, fino ai giorni nostri ha perpetrato (da s. Ambrogio, che come egli stesso racconta nelle sue Epistulae, nel 388 incitava all'incendio della sinagoga di Kallinikon (oggi Raqqa) sull'Eufrate, agli stermini di eretici, omosessuali, ebrei, donne accusate di essere streghe (l'ultima strega è stata arsa viva nella cattolicissima Polonia, non nel lontano medioevo, ma nel 1793), fino a quelli clerico-fascisti in Croazia, fino a quelli del Ruanda dei nostri giorni).

Mauro Cascio


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