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Gaeta. Internet e la Rivoluzione. Fausto Bertinotti: «È un media frutto di tecnologie escludenti. Di
fatto appannaggio di una ristretta élite»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione
Comunista. Sono tre le caratteristiche precise
che secondo lui dovrebbero definire la futura comunicazione politica e cioè: la
struttura a ragnatela (contrapposta sia a quella tipica, verticale, che a quella moderna
orizzontale), la maggior inclusività (in contrasto quindi con l'esclusività delle élites
politico-amministrative), il suo presentarsi non in qualche luogo preciso, fisico, ma il
suo essere ovunque, il suo essere pervasivo.
Colpisce la forte analogia, se non proprio l'identità, con quelli che sono i requisiti del
web: a ragnatela, assolutamente inclusivo, senza un luogo fisico tangibile. Ed è stata
spontanea la domanda da parte nostra: la politica ha compreso appieno la portata
rivoluzionaria di internet?
«Ricordiamoci che non esiste mai un mezzo per fare la rivoluzione, ma esiste un
soggetto per fare la rivoluzione. La storia ci insegna che anche quelli che
sembravano essere gli strumenti della rivoluzione (il partito rivoluzionario,
il sindacato di classe) hanno fallito: la rivoluzione può avvenire se ci sono
delle tecnologie che possono essere plasmate (perché non tutte possono esserlo)
dalla partecipazione della collettività. E qui arriva il punto: bisogna vedere
in che rapporto stanno queste tecnologie con gli esclusi; misurando gli esclusi,
si può misurare il tasso di democraticità di un mezzo, di uno strumento, di una
tecnologia. Quando Internet sarà usato anche da quel miliardo e mezzo di persone
che oggi muore di fame e di AIDS, potemmo dire di avere a disposizione una tecnologia
democratica: altrimenti Internet sarà sempre una tecnologia escludente».
Glauco Di Mambro
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