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Roma. Comunicazione e Università. Domenico De Masi: «I giovani devono recepire tutti i messaggi, per poi rielaborarli in maniera critica»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Domenico De Masi, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università "La Sapienza" di Roma, Domenico De Masi. Lei ha scelto di inaugurare l'anno accademico 2003/2004 invitando dei professionisti della comunicazione, quindi delle figure non appartenenti al mondo accademico propriamente detto. Questa scelta significa che l'Università si sta aprendo sempre più al mondo del lavoro? «Non al mondo del lavoro, al mondo. Il lavoro è solo un settimo della vita: noi invece dobbiamo interessarci di tutta l'esistenza di uno studente che poi affronterà il mondo nella sua interezza. Mi sembra ovvio che noi invitiamo i grandi comunicatori a spiegarci come hanno fatto ad avere successo nel loro campo: saranno poi i giovani a decidere se seguire i loro consigli, accantonarli o rielaborarli in maniera critica secondo le proprie esigenze. Teoria e pratica, fantasia e concretezza sono le basi della creatività professionale». La teoria, la concretezza, la sperimentazione, non possono però avere luogo in mancanza di mezzi: quanto contano allora gli strumenti del comunicare? «Il contenuto è sempre la prima cosa: se si hanno grandi mezzi, ma non si ha niente da dire, è chiaro che non si è efficaci. Occorre prima di tutto sostanza, qualità, lucidità scientifica: poi, solo sfruttando lo straordinario progresso tecnologico con contenuti altrettanto straordinari si riuscirà ad ottenere una buona comunicazione».

Glauco Di Mambro

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