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Roma. Alle Origini delle Religioni. Paolo Lucarelli: «Zolla ha colto nell'Alchimia elementi che aveva già trovato nel Vedanta o nel Taoismo»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Paolo Lucarelli. Saggista, si interessa da molti anni di Alchimia. Ha pubblicato traduzioni e commenti di classici dell'ermetismo oltre a vari saggi sull'argomento. Quale fu il ruolo di Elémire Zolla come studioso dell'Alchimia? «Elémire era molto interessato alla tradizione ermetica perché aveva riconosciuto nell'Alchimia, in Occidente, l'unico punto, l'unico residuo culturale in cui fosse rimasto qualcosa dell'antica tradizione sapienziale. L'Occidente sembra aver dimenticato tutto un suo importantissimo retaggio e Zolla ha saputo cogliere nei testi di alchimia frasi, messaggi, elementi che aveva trovato in modo più raffinato, più evoluto nel Vedanta, piuttosto che nel Taoismo. Nella sua Ricerca possiamo dire che ha trovato una sorta di residuo archeologico, di insegnamento sotterraneo. Da qui nasce il suo studio e quell'appassionato interesse che possiamo leggere ne "Le Meraviglie della Natura" e qui e là nella sua vasta produzione saggistica». Avendo in mano degli strumenti culturali, di erudizione, di conoscenza specifica fu capace di fare un lavoro di scoperta notevole, riuscendo ad individuare tanti aspetti specifici che fino ad allora non erano stati portati alla luce». A che cosa allude, per esempio? «Vi faccio un esempio, molto velocemente. Nella pressoché sterminata letteratura alchemica c'è un testo anonimo, si chiama "Rosario dei Filosofi". Un libro di duecento pagine. Ad un certo punto si legge una frase: "Tu devi esaminare le cose con una immaginazione vera e non fantastica". Lui in questa frase colse una cosa molto importante. Gli alchimisti sapevano che quello che conta è l'immaginazione attiva, come viene insegnato da Avicenna. La capacità di trovare una frase in un testo di centinaia di pagine e di capire come questa frase sia la chiave di lettura del testo stesso, l'essenza, il vero "segreto" se vogliamo, dimostra da un lato le sua capacità e dall'altro testimonia il suo grande insegnamento». Cosa rimane di Elémire Zolla nel terzo millennio, magari proprio in riferimento all'alchimia? «Io sono molto pessimista a riguardo. Sono piuttosto della convinzione che questo sia un millennio di cialtroni e che dunque l'insegnamento zolliano alla fine non sia per nessuno, se non per quattro o cinque persone. Il suo messaggio è quello di superare quello che chiamava il momento dei significanti, le banalità, le sciocchezze, riuscendo a cercare e cogliere i veri significati, quelli che chiamava gli archetipi. Oggi a chi interessa? Noi viviamo di significanti, di sogni sognati da altri. Nessuno ha interesse o voglia di andare dietro alle cose. L'insegnamento sarebbe questo». Non bisogna mai disperare troppo, però... «Mah. Tutto può essere. Ma lasciatemi essere scettico».

Andrea Apruzzese

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