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Latina. Un patto per la Provincia. Mauro Visari: «Per noi il tema della Sicurezza è fattore
e presidio della libertà». Critiche e proposte dei DS
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Mauro Visari, consigliere comunale
dei Democratici di Sinistra.
Sono due le parole chiave su cui la sinistra dovrebbe investire, a suo giudizio:
sicurezza e libertà. «Una moderna politica per la sicurezza deve svilupparsi secondo
un modello di riferimento con il quale giustificare ogni modello normativo.
La sicurezza dell'uomo della strada è, oggi, una questione così complessa che non può
essere affrontata senza una strategia che componga ogni azione e ogni scelta dentro
un'unica cornice. Poi noi, il tema da scolgere resta la cooperazione istituzionale
ed il coordinamento investigativo, operativo, informativo, assunto dentro un sostegno
effettivo ai compiti di direzione e di responsabilità che la legge assegna. I comportamenti
di questo governo rispondono all'idea che le soluzioni repressive, applicate ai fenomeni
che suscitano maggiore allarme, siano l'unico strumento per parlare al sentimento
diffuso di insicurezza. Spesso di pensa che la questione della sicurezza possa essere
governata tutta e solo con misure di ordine pubblico. Ma è provato che la paura prescinde
dalla statistica sulla criminalità. Essa si distribuisce in modo disomogeneo tra la popolazione,
varia con l'età, il sesso e la collocazione geografica e muove dai fatti criminali ma anche
da tutti i segnali di degrado. Di qui, i cittadini chiedono di poter vivere senza timori.
La paura lascia le persone sole o le fa sentire più sole. Sicurezza in questo senso
equivale a libertà. Ciò che diffonde maggiormente il senso di insicurezza
sono i fenomeni microcriminali, infatti tutti temiamo di essere vittime di un furto o di uno
scippo, ma pochi temono di saltare in aria con una bomba per mano della mafia. Anche se gli
indicatori ci spiegano che i fenomeni microcriminali sono in calo a Latina, questo dato
non deve illuderci, poiché stiamo registrando un consistente aumento di infiltrazioni
mafiose nel tessuto economico e sociale. La mafia purtroppo non è più quella della coppola
e della lupara. Essa è in grado di penetrare in un territorio, annientando le prospettive
di crescita e di sviluppo. Inoltre, essa cresce e si nutre di un rapporto con le istituzioni
e con la politica, rapporto senza il quale essa non trova sbocco per le proprie operazioni
finanziarie ed economiche. È proprio questo rapporto che va indagato e verificato, scandagliato
ed aggredito, se vogliamo che Latina non viva una stagione buia e drammatica. Quando il
Pocuratore De Ficchy ha spiegato che Latina è schiacciata tra due clan malavitosi,
qualli che insistono nella zona sud romana e quelli del nord della Campania è stato
criticato e tacciato di eccessivo allarmismo da Zaccheo e Pedrizzi e dai vertici istituzionali
locali. Latina rischia di trovarsi al centro tra due fuochi pericolosissimi e coinvolta,
è sempre De Ficchy e lanciare l'allarme, in affari poco chiari. La procura antimafia ci dice che
la malavita organizzata a Latina sta penetrando nell'edilizia e negli appalti pubblici,
che si occupa principalmente di estorsione, di riciclaggio, di usura. Dall'altra parte
la Commissione cosiddetta dell'Ecomafia si occupa della gestione del ciclo dei rifiuti
nella nostra provincia. Queste considerazioni sono state in qualche modo confermate anche
dalle analisi della Commissione Antimafia. Quando parlo di responsabilità politica o di politici,
attenzione, non punto il dito contro nessuno. Intendo dire che tali fenomeni
conquistano spazio e presenza quando la politica non svolge a pieno il proprio
compito di programmazione e pianificazione sul territorio. Le istituzioni locali
possono fare molto sulla sicurezza ma spesso abdicano. È necessari un dialogo ed un raccordo
costante e metodico tra tutti i soggetti in campo, con la regia della Provincia. Ma sotto
la guida del centrodestra la Provincia è stata assente anche per la gestione dell'ordinario,
figuriamoci se poteva essere in grado di farsi parte dirigente in questioni complesse».
Quali sono allora le vostre proposte concrete? «Proseguire sulla strada dei Protocolli d'Intesa,
prevedendo Piani attuativi almeno biennali con le forze vive del territorio. Chiedere che il
Comitato per l'Ordine e la Sicurezza si relazioni con la DIA visto che un confronto
tra gli organismi investigativi finora non c'è stato. La situazione descritta finora
prevede l'equazione mafia=economia, pertanto non abbiamo bisogno di altri poliziotti
con la pistola ma di esperti in reati finanziari. Impostare un metodo di governo del
territorio basato sulla partecipazione e sul confronto e sulla pianificazione, in grado
di fornire regole certe sia per gli utenti che per gli amministratori. Pretendere
che la Commissione antimafia venga in visita a Latina. Serve insomma non solo un metodo
amministrativo basato sulla trasparenza e sulla legalità, ma anche un ritorno della politica.
Tutte le istituzioni locali devono assumersi la responsabilità di concorrere con risorse
e contributi di idee ad un sano sviluppo del territorio. Per noi il tema della sicurezza
è al tempo stesso fattore e presidio di libertà».
Elisabetta Rizzo
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