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Roma. La laicità indispensabile. Vera Pegna: «La storia europea è una storia di lotta contro la religione cristiana.
Non una sua affermazione»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Vera Pegna,
vice segretaria dell'UAAR - Unione degli Atei e degli Agnostici
Razionalisti, l'associazione che ha nel comitato di presidenza,
tra gli altri, Margerita Hack e Piergiorgio Odifreddi e vice presidente della Federazione Umanista Europea.
L'UAAR ha organizzato un convegno, dal tema "La laicità indispensabile,
per l'uguaglianza dei cittadini davanti alle istituzioni".
Perché questa iniziativa? «Lo dice il tema stesso: la laicità è
indispensabile. Ed oggi lo è ancora di più per due ragioni.
Come è noto nel fine settimana appena trascorso si è tenuto a Napoli un vertice tra
i Ministri degli Affari Esteri dell'Unione Europea per discutere
i punti rimasti in sospeso del progetto di trattato per la Costituzione
Europea. Tra i punti in sospeso la laicità non c'è.
E non c'è nemmeno tra i valori dell'Unione. Quello che invece è
presente è una rete di rapporti tra stati e chiese che sono
assolutamente inaccettabili. C'è poi una seconda ragione, tutta
italiana. In Italia in questo momento ci sono richieste
artificiali e assurde intorno al presunto valore simbolico
del crocefisso. Ricordiamo tutta la storia di Ofena, che è stata
una reazione esagerata, se non proprio stupida. Noi vogliamo
sottolineare che non è con i messaggi di parte, siano essi
cattolici, cristiani, musulmani, che si raggiunge la pace
sociale. L'obiettivo della concordia si conquista solo
con un messaggio universale di rispetto reciproco, di curiosità
della ricchezza altrui. Questo messaggio può darlo soltanto lo
Stato laico. Uno Stato laico non privilegia nessuno. Ed è un
privilegio avere un crocefisso in una scuola. Lo Stato laico,
come, ricordiamolo, dovrebbe essere quello italiano, garantisce
la libertà di coscienza di tutti. La libertà, quindi, di non
essere esclusi dai privilegi».
L'articolo 51 della bozza della Costituzione Europea
dichiara che l' "Unione rispetta e non pregiudica lo status previsto nelle
legislazioni nazionali per le chiese e le associazioni o comunità religiose degli Stati
membri". Al secondo comma aggiunge che "l'Unione rispetta ugualmente lo status
delle organizzazioni filosofiche e non confessionali" (molti hanno qui letto
un implicito riferimento alla Massoneria). Infine si legge che "l'Unione mantiene
un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni,
riconoscendone l'identità e il contributo specifico". Esattamente
voi cosa chiedete e perché?
«La soppressione dell'articolo 51. Non lasciatevi sedurre dall'apparente liberalità
dell'impostazione. È un articolo pernicioso per due ragioni. Innanzitutto
legittima di fatto i concordati di Stato. E concordato vuol dire privilegi
per una sola confessione religiosa. In secondo luogo impegna l'Unione Europea
a mantenere un "dialogo aperto", così c'è scritto, con le chiese. E la chiesa
cattolica ha già avuto la bontà di spiegarci quello che intende per dialogo aperto.
Vuol dire un intervento in fase "pre-legislativa". Ci risiamo con le solite
interferenze del Vaticano che vuole imporre la morale cattolica a tutti gli europei.
E questo fa sorridere. Non solo perché il cattolicesimo, in Europa, è una delle
tante religioni. Ma anche perché oltre la metà degli europei si dichiara "non religiosa".
Ci sono atei, agnostici, liberi pensatori o semplicemente "indifferenti". Perché
devono sottostare alla dottrina morale o sociale della chiesa di Roma?».
Ma così non si rischia di ignorare completamente quegli apporti, anche solo
culturali, che hanno dato alla nostra civiltà le tre religioni monoteiste,
tra l'altro anche le più diffuse in occidente, e cioè le principali confessioni
cristiane, tra cui la chiesa di Roma, l'Islam e l'ebraismo che bene o male
convivono in Europa da duemila anni?
«Che le religioni abbiano convissuto in questi duemila anni non è certamente
vero. È vero l'esatto contrario. Le religioni si sono combattute. Pensiamo
alle crociate contro l'Islam. Pensiamo alle guerre di religione interne allo stesso cristianesimo
che hanno insanguinato l'Europa.
Precisato questo dobbiamo subito fare una distinzione. Chiara, netta, precisa.
Da un lato c'è la religione intesa come centro di potere e dall'altro la religiosità
dentro ciascuno di noi. Sono due cose completamente diverse. La laicità rispetta
la religiosità di ciascuno e l'espressione di questa religiosità. Combatte
invece la religione appoggiata al potere e che appoggia il potere.
Tornando alla nostra "storia". La storia europea è una storia di lotta alla religione
cristiana, non è una progressive affermazione indolore della religione cattolica
nella società. E questa lotta è necessaria anche oggi. Perché la religione cristiana,
in particolare il cattolicesimo, sta perdendo terreno ed i suoi ultimi colpi di coda
sono di un'aggressività che fa paura».
Andrea Apruzzese
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