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Roma. La laicità indispensabile. Mario Alighiero Manacorda: «La storia a volte fa brutti scherzi. Dall'Editto di
Costantino è nato il Vaticano»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Mario Alighiero Manacorda,
Storico della Pedagogia presso l'Università "La Sapienza" di Roma,
uno dei relatori al convegno «La laicità indispensabile».
Lei, citando il terzo libro della Repubblica di Platone, ha sottolineato
una cosa importante. Ciò che educa i ragazzi non è soltanto quello che
viene dalla scuola ma anche gli stimoli che ricevono dalla società.
Stimoli necessari per creare un'area di concordia che possa determinare
un clima di serenità. Oggi questa "brezza di concordia" spira o no?
«Oggi così come ai tempi di Platone la risposta è negativa. Prima del
terzo libro Platone aveva descritto una società corrotta, da correggere
attraverso l'educazione. Oggi dovremmo fare la stessa cosa e con lo stesso
strumento. La differenza è che la situazione di partenza è molto più grave, schiacciati
come siamo tra religioni integraliste ed ideali di intransigenza».
Si sollecita l'intolleranza invece che chiamare alla tolleranza. Il ruolo
delle religioni – per quanto ci siano tentativi come quello del Dalai Lama,
proprio la settimana scorsa – è un ruolo di avversità reciproca. Nemmeno le
religioni cristiane riescono ad essere concorde tra di loro. Nemmeno l'Europa
cosiddetta cristiana è un'Europa concorde».
Si è anche accennato agli scherzi e ai paradossi della Storia. Come quell'editto
di Costantino, nel 313 che concedeva la libertà di religione permettendo ai
singoli di avere una propria coscienza nel giudicare le questioni di fede...
«Quell'atto servì praticamente ai cattolici per arrivare al potere e per diffondere
anche con la violenza il loro verbo unico ed assoluto. Spesso le intenzioni degli
uomini producono esiti del tutto contrari. L'editto di tolleranza aveva
segnato una bella pagina di storia. L'esito ha visto invece un accordo di potere
con il clero cristiano. Dall'editto di tolleranza nacque l'intolleranza dei cristiani.
Amo citare anche un episodio più prossimo ai nostri giorni. Quello di Giovanni Gentile.
Idealista hegeliano, apparentemente lontano dalla chiesa, propugnava la laicità, libertà
di culto e di fede ma, considerato che le masse contadine erano per lo più
cattoliche, allora bisognava in qualche modo accontentarle, ed insegnare la loro
religione nelle scuole. E visto che la religione la insegnavano i preti, anche nelle
scuole dello stato doveva essere insegnata dai preti cattolici. Come dire: una necessità.
Quando propose questa sua infelice intuizione in un congresso di insegnanti delle
scuole medie nel 1907, presente anche il suo amico Benedetto Croce, ebbe un solo voto:
il suo. Decine di anni dopo, diventato Ministro dell'Educazione col Fascismo, l'imposizione
cattolica nelle scuole divenne legge dello Stato. Quanto avviene oggi con i concordati.
Il concordato non è espressione della libertà, da cui lo stesso Gentile era partito,
ma è espressione di dominio. Si consolida un potere che si appoggia allo Stato
dimostrando di credere assai poco al suo Dio».
Andrea Apruzzese
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