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Roma. La laicità indispensabile. Ugo Roscigno: «Se togliessimo dalla Costituzione Europea ogni riferimento esplicito a qualsiasi religione...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giuseppe Ugo Roscigno, docente di Diritto Costituzionale all'Università di Roma "La Sapienza". Un convegno per parlare della laicità dello Stato, per l'uguaglianza dei cittadini davanti le istituzioni. Nel corso del suo intervento lei ha detto una cosa importante. Facciamo una prova, togliamo ogni riferimento alle religioni nella Costituzione. Tanto, per le libertà dell'individuo non cambia nulla. È così? «Sono assolutamente convinto di questo. Se parliamo in termini rigorosi di libertà, cioè di poter fare senza essere impediti. La libertà di riunione già esiste, e può riguardare anche la libertà di riunione per motivi di rito o culto religioso. La libertà di associazione è già garantita, senza bisogno di una ulteriore garanzia per motivi religiosi. La libertà di amministrazione del pensiero è garantita e quindi è compresa anche la libertà di pensiero religioso. Idem per la libertà di coscienza. Ci sono una serie di istituti che sono deputati alla tutela di questa libertà. Io faccio sempre l'esempio del carcerato che ha bisogno dei conforti religiosi. Ebbene, il conforto può essere dato, per esempio da un amico, anche ad un ateo, un agnostico, un indifferente. È quanto avviene in Belgio, per esempio. Io sostengo che non ci sia bisogno né di un richiamo esplicito alla religione né tantomeno di accordi specifici perché le possibilità sono già dentro norme generali valide per tutte. La mia può sembrare una provocazione ma provocazione non è. In realtà molte volte si parla di libertà religiosa e delle sue tutele quando in realtà si vuole una posizione di privilegio. Si vogliono dare poteri specifici o immunità particolari a determinate confessioni religiose e questo è chiaramente inaccettabile. Vuol dire creare diseguaglianze». Un diritto costituzionale parte da un'analisi sociale e storica di un territorio. La storia cristiana, ebraica e musulmana non ha inciso nel tessuto culturale della nostra civiltà? «Io penso che il richiamo alle radici religiose della civiltà europeo sia fortemente contraddittorio. Perché in un momento in cui si cercano momenti di "unificazione" non possiamo dimenticare che la religione cristiana ha suscitato profonde divisione. Le varie sette cristiane si sono scannate tra di loro in questi secoli. Non c'è un cristianesimo edificante da proporre come modello. Non è mai esistito. Abbiamo sempre avuto episodi sanguinosi in nome della religione. Indipendentemente se questo richiamo sia opportuno o meno, è ovvio che nasconde anche dei messaggi di natura politica. Sottolineare un momento cristiano della nostra storia è un chiudere le porte ad Israele o alla Turchia, per esempio. Fare questa scelta mi sembra veramente grottesca. Richiamarsi alle religioni vuol dire aumentare inevitabilmente le divisioni. Se il buddhismo o l'induismo costituiscono una minoranza anche se non trascurabile, se l'Islam e l'ebraismo sono in costante ascesa, se il cattolicesimo non ha l'esclusività del cristianesimo dovendo fare i conti con ortodossi (dopo un litigio millenario un papa cattolico ha riabbracciato il Patriarca di Costantinopoli nemmeno cinquant'anni fa, Ndr), luterani, calvinisti, anglicani, se altre confessioni religiosi sono comunque presenti, anche i non credenti, che coerentemente con la loro razionalità decidono di non organizzarsi in nessuna struttura, costituiscono da soli oltre il 50% degli europei. Anche da un punto di vista numerico le pretese cattoliche non si capisce da cosa sia fondata».

Andrea Apruzzese

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