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Roma. Fecondazione assistita. Daniele Capezzone (Radicali Italiani): «Un pasticciaccio brutto in salsa cattolica.
Bisogna preparare una risposta»
L’approvazione della legge contro la fecondazione medicalmente assistita non ferma i Radicali
italiani. “Occorre organizzare subito una doppia risposta, in Parlamento e nel Paese”, dice
il segretario Daniele Capezzone. “È di tutta evidenza che le personalità liberali dell’uno e
dell’altro schieramento si sono trovate senza casa e senza famiglia. Anzi, fino all’ultimo
momento sono rimaste ostaggio delle pressioni esterne vaticane così come dell’incredibile
minaccia di non essere ricandidate alle prossime elezioni. Occorre adesso uno scatto di
orgoglio, capace di convertire in iniziativa politica lo sdegno per quanto è avvenuto. Per
questo chiediamo loro di formare al Senato e alla Camera gruppi parlamentari
laico-radical-liberali, in assenza dei quali la seconda metà della legislatura rischia
di trasformarsi in un festival della reazione antiliberale, in una Piedigrotta
del proibizionismo».
La seconda risposta, quella da organizzare nel Paese, sarà invece la raccolta di firme
per un referendum abrogativo?
«Non solo su questa legge ma su molti altri nodi irrisolti della vicenda politica italiana.
Vedrete, tra pochi giorni (il caso Cecenia purtroppo insegna) resteremo da soli - insieme
ad Antonio Del Pennino - a farci carico delle promesse dei tanti referendari del giovedì,
del venerdì e della domenica. Non importa, ci siamo abituati. D’altronde nel 2001 fummo
i soli a fare campagna elettorale su questi temi. Gianfranco Fini, Francesco Rutelli,
Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema - incalzati dallo sciopero della sete di Emma
Bonino e dall’autoriduzione delle terapie del nostro presidente Luca Coscioni -
ci risposero all’unisono che si trattava di questioni di coscienza e quindi estranee
al voto, ai programmi di governo, alla stessa politica. E intanto ci venivano sparati
addosso i comizi televisivi di Adriano Celentano contro gli Ogm, la libertà di ricerca
scientifica, l’eutanasia».
Sulle accuse di preferire le ‘mamme-nonne’ e la fabbricazione a tutti i costi di
bambini in provetta quando invece ve ne sono migliaia che aspettano di essere adottati...
«Delle cose scrittemi da Francesco Rutelli questa è una delle più incredibili. Sono così
favorevole a una legislazione più liberale sulle adozioni che l’anno scorso mi sono
addirittura fatto ventotto giorni di sciopero della fame affinché il Parlamento
discutesse una nostra proposta di legge di iniziativa popolare che riforma interamente
la materia. Ignoro invece cos’abbia deciso il centro-sinistra nei suoi cinque anni di
governo e che cosa stia facendo adesso quel Silvio Berlusconi che in campagna elettorale
prometteva sui manifesti “Adozioni più facili”. Soprattutto continua a sfuggirmi il
nesso tra tutto questo e ad esempio la decisione di vietare per legge le libertà di
ricerca scientifica e di cura. In questi giorni hanno preteso di raffigurare
la nostra battaglia come la difesa del ‘diritto al figlio’ da parte di aspiranti
mamme o papà. Rifiuto questa caricatura. Chiacchiere ferrariane o rutelliane a parte,
la verità è purtroppo un’altra: da ieri abbiamo in Italia una legge proibizionista
che non ha eguali in Europa e che ha cancellato quelle speranze di cura che il rapporto
Dulbecco aveva suscitato in dieci milioni di malati».
Ma adesso i ministri Sirchia e Prestigiacomo si dicono disponibili a modificarne le parti
più controverse...
«Si, bravi, come no! Fanno come quei senatori che intervenendo in aula promettevano
che la legge sarebbe stata presto migliorata. Ma come? Sei un parlamentare, stai discutendo
e votando un testo, lo puoi approvare bocciare migliorare correggere e invece che fai?
Accetti tutto a scatola chiusa e un minuto dopo ti dici disposto a lavorare per metterci
una pezza? Patetici, sono solo patetici».
Elisabetta Rizzo
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