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Latina. Mostra Goethe. Le maestre: «Ci hanno fatto pagare». Le organizzatrici: «La cultura ha un costo. E metà è andato alla Lega Tumori»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Francesca D'Oriano e Michela Segnelli, organizzatrici della mostra su Goethe. Un primo bilancio. Come è andata? «Dobbiamo dire molto bene. È stato un grosso successo e c'è stata una grande partecipazione da parte delle scuole. E la soddisfazione più grande per noi è questa. I ragazzi che sono interessati, che vivono la mostra. E abbiamo avuto questa ospitalità da parte di Palazzo M...». Un luogo ideale, comunque... «Sicuramente. Un angolo per fare didattica museale applicata. I ragazzi hanno visto la mostra e si sono messi a messi a lavorare, a disegnare». Ecco, a proposito di scuola, ci sono state delle lamentele da parte di alcune maestre perché gli alunni hanno pagato un euro a testa per vedere la mostra. Per quale motivo si è deciso un ingresso a pagamento, anche considerato che c'erano dei finanziamenti? «L'euro all'ingresso era dovuto per il semplice fatto che la visita era guidata. Per un'ora e mezza i ragazzi sono stati guidati in questo difficile percorso da uno storico dell'arte. E ci sembra un contributo veramente irrisorio. È vero che ci sono stati dei contributi, ma allestire una mostra ha dei costi immani. Vernissage, spese di trasporto. Oltretutto, è anche un modo, secondo noi, per educare, per responsabilizzare i ragazzi sul fatto che la cultura ha un costo, che anche la cultura richiede sacrifici. È impossibile andare a Roma a vedere una qualsiasi mostra, senza pagare sette od otto euro. Per non parlare dei 15,00 euro delle Scuderie del Quirinale o del Vittoriano». Le maestre in questione però dicevano che il 50% era per l'assicurazione... «No, la metà della cifra era in beneficenza, per la Lega Tumori e il reparto di oncologia pediatrica. Quindi, cinquanta centesimi per lo storico dell'arte, perché è impensabile concepire un evento culturale gratuito, soprattutto se gestito da privati. E cinquanta centesimi per una iniziativa di solidarietà». Ma in linea di principio le offerte non dovrebbero essere libere? «Permetteteci di puntualizzare alcune cose. Ci sembra un gesto nobile aver sensibilizzato dei bambini al fatto che ci sono altri bambini più sfortunati. E a loro, oltre ai gadget della Solac, magliette, cappellini, possiamo dare 380,00 euro. Proprio grazie ai soldi delle scolaresche. E permetteteci anche una punta polemica, proprio per sottolineare questa necessità di sensibilizzazione. Nonostante ci fosse una grande urna dove era possibile fare offerte libere per la Lega Tumori le offerte sono state pressoché nulle. Tranne una scuola, tutte le altre hanno partecipato all'iniziativa con grande concordia ad una iniziativa ad un tempo culturale ed umanitaria». Chiudiamo questa parentesi, abbiamo voluto sentire voi perché abbiamo ritenuto fosse la cosa più corretta... prossime iniziative? «Top secret. Da buona napoletana sono molto scaramantica».

Elisabetta Rizzo

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