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Latina. Fecondazione assistita, la legge della vergogna. Maria Mantello: «Riproposta un’antistorica concezione
di sacro mistero della vita»
«Con l’entrata in vigore della legge sulla fecondazione assistita siamo tutti meno liberi
come cittadini, e come donne in particolare. Con questa legge lo Stato italiano è meno laico,
perché impone per legge principi morali propugnati dal confessionalismo del clero cattolico». Un duro intervento di Maria Mantello, presidente della locale sezione dell'Associazione Libero Pensiero "Giordano Bruno".
«Una legge oscurantista, dove è bastato attribuire all’ovulo fecondato lo status giuridico
di “nascituro” (così come la Chiesa romana predica), sia per vietare ogni possibilità
di ricerca scientifica sui gameti, sia per riportare in un futuro non troppo lontano
le donne a dover accettare la maternità come condanna.
Vediamo di riflettere su queste due questioni.
Come noto dai gameti umani possono avere origine tutte le altre cellule che compongono
un individuo umano, e per questo il loro uso medico potrebbe essere vitale per la cura
dei malati di Alzheimer, di Parkinson, di sclerosi laterale amiotrofica, di tumore e di
molte altre malattie. Ma ogni speranza di sperimentazione scientifica in tal senso
è definitivamente sepolta. I gameti sono stati sacralizzati per legge, e visto
che sono soggetti giuridici, si potrà anche arrivare a chiedere per loro un giudice
tutelare a garanzia del loro sviluppo. Forse potranno rivendicare anche l’eredità
dai futuri-ipotetici-virtuali genitori. Chissà?
Ma torniamo alla ricerca scientifica. Quotidianamente interveniamo su tutte le altre
strutture cellulari umane, anche con una semplice aspirina. E nessuno si scandalizza
per il fatto che qualche cellula del corpo umano muoia o venga “manomessa” a seguito
di terapie chemioterapiche, ad esempio, o per interventi chirurgici. Anzi cerchiamo
e vogliamo l’intervento medico perché è in gioco la nostra salute o addirittura la nostra vita.
Nessuno è stato mai rassegnato di fronte alla malattia.
Neppure gli stessi ecclesiastici, sebbene credano che il mondo ed ogni evento nel mondo,
malattie comprese, è il prodotto dalla superiore volontà del loro Dio Unico e Rivelato.
E che in nome di questo Dio, per molti secoli, hanno ostacolato e represso la ricerca
sul corpo umano, considerandola sfida intollerabile verso il mistero della vita,
della natura che si doveva ritenere creata secondo un imperscrutabile disegno divino.
Liberi pensatori, filosofi, scienziati sono stati perseguitati, incarcerati, mandati
al rogo perché avevano avuto l’ardire di studiare la natura, di sperimentarla e di scoprire
magari la non conformità alle pretese universalistiche delle ontologie ecclesiastiche.
Come noto, nel medioevo (ma non solo) studiare e sezionare i cadaveri era vietato, e
il mestiere del medico non godeva della stima che gli attribuiamo oggi. Anzi, era tra
i mestieri “maledetti”, e come tale veniva lasciato esercitare agli ebrei, che il
pregiudizio dell’antigiudaismo cristiano aveva trasformato nei perfidi deicidi. Per non
parlare delle erbarie, delle levatrici, donne che custodivano l’arte della farmacologia
e che accusate di stregoneria a milioni, fino al XVIII sec., sono state cristianamente
perseguitate, inquisite, bruciate.
La filosofia e la scienza, sfidando gli anatemi e i roghi, ha messo nella condizione
di capire e di studiare la natura. Abbiamo imparato che la natura non è un’idea eterna,
a priori. E non siamo così sprovveduti da non saper capire come dietro ai modelli
universalistici di uomo, di donna, di natura, soprattutto se divengono coattivi, c’è
sempre il vecchio desiderio totalitario di controllarci per impedire la legittima
aspirazione ad una responsabile, autonoma e libera realizzazione individuale.
Appare fin troppo evidente, allora, che con la legge sulla fecondazione assistita,
stabilendo per legge che i genomi sono equiparati ad un essere umano compiuto, si è
voluta riproporre un’antistorica concezione di sacro mistero della vita.
È questo il regalo che la Chiesa romana voleva. È questo il regalo che ha ottenuto.
E per questo le gerarchie non sono state troppo a sottilizzare sul fatto che
qualunque fecondazione che avvenga in un laboratorio scientifico mette comunque in
crisi il suo mito creazionistico. Non sono state troppo a sottilizzare che, per
garantire fino in fondo questo presunto miracolo, anche la fecondazione omologa è
per esse comunque inaccettabile. Del resto sanno bene, che proprio gli assurdi
meccanismi di divieti e imposizioni introdotti scoraggeranno le coppie
dall’intraprendere o dal persistere nella “procreazione assistita”. La legge così
come è combinata sarà essa stessa un deterrente, visto che poco si preoccupa della
salute della donna, ma anche del nucleo cellulare appena fecondato, condannato a
vivere anche se portatore di gravi malattie genetiche, e da impiantare quindi
senza nessun accertamento preventivo nel corpo della donna.
La donna, dunque, potrà essere costretta all’impianto dell’embrione nel suo corpo. È
l’aspetto più repellente di questa legge. Non a caso qualcuno ha parlato di stupro di Stato.
Alla donna è inoltre negato un diritto elementare garantito ad ogni altro cittadino:
scegliere liberamente un trattamento sanitario, e in ogni momento della terapia,
stabilire se continuare ad accettarlo o sottrarsi ad esso. Nel caso della sterilità
il trattamento sarà obbligatorio: i gameti non possono essere gettati, né conservati,
e la donna dovrà prenderli nel suo grembo. È il fiat del modello mariano che attraverso
la legge sulla fecondazione assistita viene reimposto alle donne. Un fiat pienamente
compiuto, se attraverso questa legge che fa dell’embrione una persona, si otterrà
l’abrogazione della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Solo uno sprovveduto non può rendersi conto che l’obbiettivo vero per la Chiesa
romana è quello di smantellare la legge 194. Cosa che le sarà abbastanza facile:
se l’embrione è titolare di diritto, come non potrà esserlo a maggior ragione il feto?
Pertanto, quello che premeva alle gerarchie cattoliche e alla parte più
retriva del mondo cattolico con le sue lobby dei movimenti della vita si compierà
a breve. Non illudiamoci, il diritto alla maternità responsabile verrà rimesso
in discussione, anche se la società civile non concorda affatto sulla
repressione proibizionista che si sta realizzando sulla pelle degli individui,
della donna in particolare, che evidentemente ancora per alcuni, continua ad essere
lo strano animale, incapace di intendere e di volere, che san Tommaso
(per fare l’esempio più noto) pretendeva mancante di qualcosa, un errore di natura
(aliquid deficiens et occasionatum –SummaTheologiae, I q.92, art.1 ad I), e per
questo bisognosa sempre di un tutore: un padre, un fratello, un marito. Adesso
lo Stato-Chiesa.
Che la chiesa faccia il suo mestiere non ci meraviglia affatto, ciò che ci sconcerta,
è che la sua pur rispettabile visione del mondo, che ogni cattolico può benissimo seguire,
debba divenire norma coattiva per ogni cittadino dello Stato Italiano.
Uno Stato sempre meno laico, meno progressista, meno democratico e sempre più genuflesso
al Vaticano».
Andrea Apruzzese
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