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Latina. Joyeux Noel. La festa degli alberi, dei regali e del libero mercato. Ma che non ha mai avuto significati spirituali di alcun genere

Finalmente è Natale. La festa del consumismo. La festa degli alberi e del libero mercato. Si parla sempre meno di "significato spirituale", e almeno questa è una fortuna. Perché poi nessuno sa spiegarti di preciso spirituale in che senso. Oggi è nato Gesù Bambino, mi ha detto per telefono mia suocera con l'aria di saperla lunga. Ed ecco appalesato, chiarificato il profondo significato di "giornata spirituale". Poi che questo Gesù bambino forse non sia mai nato questo non conviene ricordarlo. Che le gerarchie cattoliche abbiano fissato la nascita del loro mito letterario il 25 dicembre per questioni di opportunità, considerato che per il popolino questa data rappresentava una festività pagana all'epoca gettonata, anche questo è bene non dirlo. Il Natale rappresenta per un laico quello che la storia e la filosofia rappresentano per mia suocera: una perdita di senso e di tempo. Mitra, il dio della luce celeste, è una personificazione del Sole. Il suo culto, originario della Persia e dell'India, nel III secolo a.C. era già diffuso in Egitto. Diffusosi in tutto l'Impero, fu fortissimo in Cilicia, la patria di Paolo di Tarso, il fondatore della setta dei cristiani. Il giorno della nascita di Mitra, il dies natalis Solis, era, ma guarda un po', il 25 dicembre. Quello che non tutti sanno, e che gli amici del papa polacco spesso non amano far sapere, è che le prime comunità cristiane celebravano solo una festa, la Pasqua. Fino al IV secolo dalla presunta nascita di Cristo Pasqua e Pentecoste furono le uniche festività ufficiali della chiesa di Roma. Ci si ricordava evidentemente che il personaggio nato presumibilmente dalla fantasia di Luca, Marco, Matteo e altri loro contemporanei, non aveva mai predicato l'introduzione di feste. La festa della nascita di Gesù non veniva celebrata per le scarsissime, praticamente nulle, testimonianze sulla sua reale esistenza storica. Sappiamo che intorno al 200, secondo quanto ci racconta Clemente Alessandrino, per alcuni era nato il 19 aprile, per altri il 20 maggio, mentre lo stesso Clemente credeva che la data esatta fosse il 17 novembre.
Io ho tentato di spiegarlo a mia suocera, che nel frattempo per telefono mi stava cantando una versione napoletana di Astro del Ciel, ma il primo "Natale" è sorto in Egitto nel II secolo, festeggiato il 6 di gennaio (11 Tybi), giorno della nascita del dio Eone ovvero Osiride (a quanto ce ne racconta Plutarco). Ma fu solo a partire dal 353 che la nascente chiesa cattolica indicò il 25 dicembre quale data di nascita del Cristo, quel 25 dicembre nel quale ricorreva la festività di Mitra, l'invitto dio del Sole, e tale scelta si proponeva soltanto di cancellare dalla coscienza popolare la ricorrenza pagana. L'Avvento, festa preliminare alla celebrazione del Natale, venne introdotto addirittura solo nel VI secolo. La nuova solennità della setta divenne ben presto assai popolare proprio perché altro non era se non la trasformazione e l'adeguamento della festa pagana del solstizio, della festività dell'Eone, cioè della mitica rappresentazione della nascita del nuovo sole. In tale circostanza, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, gli iniziati si raccoglievano in un adyton sotterraneo per compiere i riti iniziatici intorno alla mezzanotte. All'alba i fedeli lasciavano in processione il luogo sacro, portando con sé la statuetta di un bambino, simbolo del figlio del Sole appena nato dalla Vergine, la Dea Caelestis, e recitavano in coro la formula liturgica: «La Vergine ha partorito, la luce cresce». È stata tramandata anche la formula seguente: «Il Grande Re, il Benefattore Osiride è nato». Il racconto cristiano del Natale è talmente popolare che molti credono ch'esso si trovi in tutti i Vangeli, mentre, al contrario, è presente solo in Luca, il quale ha rielaborato una tradizione veterotestamentaria e più ancora un patrimonio culturale pagano. Basta dare una lettura, e mia suocera probabilmente non l'ha fatto come non l'ha fatto evidentemente la parrocchietta che frequenta, i «Dialoghi religiosi alla corte dei Sassanidi».
Mia suocera alla fine mi ha attaccato il telefono in faccia e non ho fatto in tempo a dirle, e per favore se qualcuno di voi la vede lo facesse per me, che persino la celeberrima Egloga Quarta di Virgilio, composta intorno al 40 a.C., preannuncia la nascita di un bambino inviato dal cielo sulla terra, per portare la pace tanto desiderata: «Il tempo è ormai giunto, già regna Apollo. Verrà generato un figlio dell'Altissimo Signore». Prestiti letterari, li chiamerebbe Antonio Pennacchi. Lui sì che è una persona da venerare. Anche se fa lo scrittore. Ed anche se non mi ricordo quando è nato. Magari fra un millennio lo festeggeranno il 25 dicembre pure a lui.

Mauro Cascio


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