Parvapolis >> Politica
Latina. Coppie di fatto. Riccardo Pedrizzi (An): «I nostri amici liberali sono davvero convinti di non discriminare con le loro azioni le
famiglie?»
«Premesso che le convivenze rappresentano una percentuale ancora trascurabile
rispetto al totale delle famiglie, diversamente da quanto si vorrebbe far
credere, e che comunque la stragrande maggioranza di esse è sperimentale in
vista del matrimonio, occorre capire che ai conviventi non
si possono riconoscere gli stessi diritti della famiglia non perché essi sono
conviventi, ma perché non sono una famiglia. Infatti, per il diritto naturale e
per quello positivo consacrato nella nostra Costituzione, la famiglia è una
istituzione, una società naturale fondata sul matrimonio. Noi dunque non
intendiamo equiparare giuridicamente la famiglia naturale alla convivenza di
fatto, non per discriminare la convivenza di fatto, ma per non discriminare la
famiglia naturale». Lo ribadisce il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile
nazionale di AN per le politiche della famiglia e vicepresidente della consulta
etico-religiosa del partito, tornando sulla pdl
"Mussolini-Turco-Costanzo" per il riconoscimento giuridico delle coppie di
fatto.
«Se i benefici e le facilitazioni, finora giustamente riservati alla famiglia,
venissero estesi alle altre forme di convivenza, -osserva Pedrizzi- quelle
famiglie, che si sono impegnate al complesso di doveri e responsabilità
socialmente utili codificate dal diritto familiare, risulterebbero
ingiustamente sfavorite rispetto a quelle coppie che ricevessero gli stessi
privilegi, ma sottraendosi -per definizione e per libera scelta- a quei doveri
e a quelle responsabilità sociali. Insomma, se trattassimo in maniera uguale
due entità, la famiglia naturale fondata sul matrimonio e la convivenza di
fatto, ontologicamente diseguali, realizzeremmo un'oggettiva ingiustizia».
Per l'esponente di AN, poi, «c'è un altro aspetto da non sottovalutare: il dato
privato e fattuale della convivenza è privo di qualsiasi certezza giuridica,
dal momento che i legami sono talmente labili da renderne difficilissima la
prova. In altre parole: chi stabilisce cos'è una coppia di fatto? Forse il
portiere di casa? E con quali documenti? E dopo quanto tempo? Ma questa pdl
-continua il senatore- è anche assolutamente inutile, perché tutto quello che i
conviventi rivendicano possono ottenerlo attraverso il cosiddetto "diritto
volontario", ossia mediante un rapporto giuridico bilaterale che non ha bisogno
di nessuna legge per avere validità. Quanto ai figli, -sottolinea Pedrizzi- è
ovvio che vanno tutelati e non puniti, ma a questo ha già provveduto la riforma
del '75 del diritto di famiglia equiparando i figli legittimi a quelli
naturali. Cioè: già oggi essi sono sostanzialmente uguali di fronte alla legge.
Va inoltre ricordato che laddove la Costituzione, all'art. 30, "assicura ai
figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale", lo fa
nell'interesse dei figli senza parificare o assimilare la coppia di fatto alla
famiglia in senso proprio, tanto che nella stessa norma precisa che la tutela
deve essere comunque "compatibile con i diritti dei membri della famiglia
legittima».
Secondo l'esponente di AN, dunque, «si possono immaginare forme di intervento
pubblico da parte dello Stato nell'ottica esclusiva della protezione del
soggetto più debole, il bambino, ma senza equiparare famiglia e convivenza. Un
esempio è il bonus di 1000 euro a partire dal secondogenito inserito in
finanziaria, una misura che si rivolge a tutti i figli, anche quelli nati fuori
dal matrimonio. Un altro esempio è quanto ha fatto Storace alla Regione Lazio:
una legge sulla famiglia che riguarda ovviamente solo l'istituto familiare
costituzionalmente inteso, ma poi anche una legge sull'assegno per le ragazze
madri. Quindi quello dei figli -rimarca il parlamentare- è un pretesto: si
vuole fare leva artatamente su un argomento "strappacore" per arrivare a
mettere sullo stesso piano giuridico, sociale e culturale la convivenza di
fatto e la famiglia naturale fondata sul matrimonio. Un fine meramente
ideologico, per raggiungere il quale non si esita ad usare perfino i bambini,
come conferma il fatto che le Mussolini, le Turco e i Costanzo, che in questo
caso reclamano attenzione al figlio e al doveroso prevalere dei suoi interessi
e diritti rispetto agli adulti, -conclude Pedrizzi- sono poi gli stessi che
quando si tratta di essere coerenti e declinare questa sensibilità anche in
alcune discipline oggi in discussione, come la procreazione medicalmente
assistita, e in materia di aborto, rispondono "picche"».
Mauro Cascio
|