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Latina. Corridoio tirrenico. Enzo Zottola (Confcommercio): «Ancora una volta subiamo una visione colonialista dello sviluppo economico»

Sulla vicenda del Corridoio tirrenico va messo in luce un ulteriore aspetto oltre a quelli già evidenziati da Enti ed Associazioni. Ad evidenziarlo è Enzo Zottola, presidente di Confcommercio: «Un profilo che rigurada la logica a monte del progetto: ancora una volta la provincia di Latina rischia di subire conseguenze dannose per la propria economia nell'ambito di scelte attivate fuori dalla provincia medesima ed in una logica romanocentrica. Vi sono purtroppo fatti recenti che confermano questa visione "colonialista" verso la nostra provincia: penso ad esempio, alla portualità dove si è intervenuti per estendere per estendere le competenze dell'Autorità portuale di Civitavecchia al Porto di Gaeta, oppure le priorità fissate nell'agroalimentare penalizzando il MOF e l'elenco potrebbe continuare. È a questa logica che bisogna innanzitutto opporsi, bisogna acquisire le capacità, ad oggi mancata, di invertire tendenza imponendo all'agenda della politica regionale, le priorità dell'economia pontina. Può essere doloroso nell'ambito delle relazioni politiche ma è fondamentale che le forze politiche locali si muovano a partire da questo puntio prendendo l'iniziativa e non subendola. Bisogna saper guardare agli interessi generali della economia locale. In tale senso Confcommercio accoglie e condivide le preoccupazioni espresse dai coltivatori riguardo ad danni derivanti dalla costruzione dell'autostrada al settore agricolo. Si deve entrare sicuramente nel merito dettagliato del progetto autostradale ma dandone una lettura a partire da una logica diversa da quella che l'ha originato. Direi che vale la pena che siano date risposte concrete, cioè che siano cantierizzati a breve quegli interventi che da anni la provincia esige per l'adeguamento della propria rete viaria. Sarebbe un segnale meno vistoso dell'ipotesi autostrada ma certamente più efficace perché più praticabile nel breve periodo».

Mauro Cascio


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