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Latina. Delitto per Delitto. Alessandro Gassman: «Portare Hitcock sulla scena era rischioso. Ma crediamo di avere decisamente vinto la sfida»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Alessandro Gassman, fino a ieri al Teatro D'Annunzio. Molti romanzi di Patricia Higsmith sono diventati film di successo, come è accaduto al fortunato «Sconosciuti in treno». Alfred Hitcock lo portò sugli schermi e divenne, con la sua regia, un thriller mozzafiato intitolato «Delitto per Delitto». Nella riduzione teatrale di Craig Warner il romanzo rivive sul palcoscenico tutta l'eleganza e la forza narrativa della regina del giallo psicologico, grazie alla regia di Alessandro Benvenuti e all'interpretazione di Gassman e Beppe Fiorello. «Uno spettacolo che ci ha un po' viziati. Pensate che questo è riallestimento della terza edizione. E Latina ci ha premiati». C'è questo binomio riuscitissimo, quello con Beppe Fiorello, anche se eravamo abituati a vederti con Gianmarco Tognazzi... «Un attore di alta qualità, una persona deliziosa. E tre anni insieme ci hanno molto avvicinati». Era difficile rendere sul palco queste varie gradazioni di introspezione psicologica... «I rischi erano tanti. Il tentativo era quello di tenere desta l'attenzione del pubblico, dall'inizio alla fine. Speriamo di esserci riusciti». Pochi sanno che la voce che abbiamo sentito ad inizio spettacolo, quella che ci invitava a spegnere i telefonini era la voce originale di Alfred Hitcock... «Esatto, quella di Paolo Lombardi che ci ha fatto questo regalo. In passato erano squillati troppi cellulari...». La settimana scorsa, proprio su ParvapoliS, Giorgio Albertazzi parlava di questo nuovo teatro, pieno di eleganza formale, ma vuoto di dentro. Tu che hai interpretato anche testi di autori contemporanei condividi questa opinioni? «Non posso non essere d'accordo con il grande maestro ma tuttavia credo che non bisogna generalizzare. È vero che il teatro spesso manca di coraggio. Ma non è un problema di drammaturgia, quanto di regia. Spesso avviene infatti anche per la messa in scena dei grandi classici». Alessandro, porti un cognome ingombrante. Ora dopo tanta carriera lo possiamo dire che hai acquistato una tua piena identità, senza essere soltanto il figlio di? «Sono vent'anni che faccio questo mestiere. La paura dell'ombra è passata. E l'anno prossimo mi aspetta Shakespeare». Speriamo di rivederci presto... «Sì, non vedo l'ora di tornare a Latina. Anche perché avete un teatro veramente bello dove si recita veramente bene. Ha una bella acustica, un bel palcoscenico. Ecco, difendetelo. A Roma abbiamo problemi con i teatri».

Claudio Ruggiero

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