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Roma. Storia della Massoneria italiana. Luigi Lotti: «I valori di cui l'Istituzione era portatrice erano largamente condivisi dalla classe dirigente»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Luigi Lotti, ordinario di Storia Contemporanea
all'Università di Firenze, uno dei relatori all'incontro di presentazione
del volume di Fulvio Conti «Storia della Massoneria italiana.
Dal Risorgimento al fascismo», a Villa Medici Il Vascello.
Lei ritiene che mancava uno studio sulla storia della Massoneria che partisse
dall'interno (archivi, documentazioni). Nel saggio di Conti ci sono, e per la prima
volta, una serie di dati importanti. Quali?
«Innanzitutto il numero delle logge, il grado di diffusione nella varie parti
d'Italia, gli iscritti, la composizione sociale dei singoli membri. Avevamo
qualche dato, ma senza globalità. Ora abbiamo la misura della Massoneria,
nelle sue articolazioni, nelle sue adesione di categoria e dei ceti, accompagnato
dallo studio delle finalità e delle attività svolte. Che spesso, a dispetto delle intenzioni,
erano di natura politica».
Fulvio Conti pone l'accento sul periodo di massimo impegno politico. Tra il 1870 e il 1900
è stata molto forte... «Vedete, la Massoneria sostiene e ha sempre sostenuto di
non interessarsi di politica. Il problema è che i valori di cui si faceva portatrice
erano i valori condivisi largamente dal mondo politico italiano. Libertà, democrazia,
diritti, fratellanza universale, valori patriottici. Tutto questo consentiva
una presenza sia diretta alla vita politica, con politici e governanti iscritti,
sia indiretta. Una presenza molto più forte di quanto non sarà dopo, nel ventennio
che va dagli inizi del secolo all'avvento del Fascismo».
Andrea Apruzzese
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