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Latina. Acqualatina. La Margherita al Garante: «Che interesse ha un comune a spogliarsi dei suoi beni? E se la società dovesse fallire, chi paga?»

A seguito delle recenti comunicazioni in merito alla variazione apportata dalla Conferenza dei Sindaci alla Convenzione di cooperazione per la gestione del servizio idrico provinciale gli avvocati Emilio Ciarlo e Gianluca Giattino, esponenti provinciali della Margherita, hanno preso l'iniziativa di scrivere una lettera al Garante regionale del servizio. «Incuranti di tutte le polemiche e le critiche, come se fosse pioggia da scrollare da un impermeabile, i famosi controllori-controllati della risorsa idrica provinciale, hanno perpetrato l'ultimo scempio alla ragionevolezza ed alla democrazia partecipativa. La possibilità che Acqualatina Spa diventi interamente controllata dai privati, eventualità che noi paventammo già un anno fa, sta per concretizzarsi. La Conferenza dei Sindaci e dei Presidenti dell'Ato 4 ha modificato l'art. 13 della Convenzione di cooperazione, eliminando il limite posto alla presenza del capitale privato e così aprendo la strada ad una completa privatizzazione della gestione delle risorse idriche. C'è da chiedersi: Qual è l'interesse specifico per cui l'ente pubblico si è spogliato dei propri beni (nello specifico l'acqua) a favore dei privati? Quali sono le forme di tutela dell'interesse pubblico (predominante?) rispetto alla società privata? Cosa succederebbe se fallisse tale società? l'erogazione del servizio verrebbe sospeso e gli enti locali, per evitare di far rimanere i cittadini senz'acqua, sarebbero costretti ad accollarsi tutte le spese della fallita società. Con superficialità sono state prese decisioni che peseranno come macigni sul nostro futuro. Mentre riteniamo di dover riavviare una seria riflessione, sul piano politico, riguardo al senso della presenza di esponenti dell'opposizione nel consiglio d'amministrazione di Acqualatina, incapaci di incidere sulle decisioni e quindi inevitabilmente coinvolti dalle scelte finali, chiediamo un intervento istituzionale del suo Ufficio al fine di rassicurare i cittadini circa le garanzie di rispetto degli interessi pubblici e diffusi, da tutelare anche quando non fossero giustificati da convenienze economiche. Saremo costretti ad immaginare forme di autotutela per le nostre amministrazioni che, in caso di fallimento della parte privata, consentano la fuoriuscita dalla società e la gestione diretta della risorsa? Da subito, occorrerà appoggiare tutte le forme di contestazione dell'attuale gestione delle acque, già intraprese nel sud della provincia, e avviare su tutto il territorio una raccolta di firme tra i cittadini che chieda maggiore trasparenza rispetto al futuro della gestione del servizio idrico in provincia».

Mauro Cascio


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