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Priverno. Lanificio, 31 in mobilità. Rifondazione Comunista: «L'azienda è sorda al dialogo. E vuole minare l'unità interna dei lavoratori interessati»

Rifondazione Comunista interviene sull'imminente chiusura del Lanificium Privernum S.p.a. di Priverno, per segnalare il modo scorretto in cui il padronato sta portando avanti le trattative con le parti sociali. È bene ricordare che tale industria tessile è stata produttiva per circa trenta anni, dal momento in cui venne avviata negli anni sessanta fino ad oggi, raggiungendo picchi di fatturato superiori ai 22 miliardi di lire nel 1997. L'attività si è giovata negli anni dei tanti generosi contributi elargiti dalla Cassa per il Mezzoggiorno, e di cospicue commesse pubbliche. Oggi vive un breve trend negativo derivato dalle condizioni dell'economia italiana ed internazionale, che la politica economica dell'attuale governo ha contribuito a rendere più precarie. Tanto è bastato perché il proprietario della fabbrica, decidesse unilateralmente l'istaurazione della procedura di mobilità per la cessazione dell'attività. Tanto è bastato perché trentuno lavoratori e lavoratrici che per anni hanno prodotto ed hanno contribuito allo sviluppo ed all'arricchimento dell'azienda fossero gettati per strada senza che nessuno si degnasse di ascoltare la loro voce. Intanto Pecci, uno tra i più ricchi industriali d'Italia, da un lato dichiara di voler abbandonare l'attività tessile mentre dall'altro possiede e continua a finanziare altre industrie tessili a Prato ed all'estero nelle quali ha provveduto già da tempo a dirottare la produzione che veniva effettuata in precedenza a Priverno. Addirittura la procedura di mobilità ai sensi della L. 223/91 è stata avviata senza essere preventivamente concordata con i sindacati, i quali sono stati di fatto esclusi, con un comportamento scorrettissimo, dall'incontro con il Prefetto che si è tenuto il 20 gennaio. Le lettere di mobilità recapitate agli operai portano per altro la stessa data del 20 Gennaio: segno evidente che il proprietario non aveva nessuna intenzione di concordare un atto così grave con i referenti principali, cioè le associazioni dei lavoratori e delle lavoratrici. Questo è un atto scandoloso ed il simbolo di come le ragioni di persone che per anni hanno prodotto in quell'azienda vengano sostanzialmente ignorate; altrettanto grave è il sistematico rifiuto che Pecci continua ad opporre a tutte le proposte del sindacato ed anche dell'associazioni degli industriali. Tutto ciò è segno di una cieca volontà di chiudere lo stabilimento e del tentativo di imporre una forzatura a trattative che devono seguire un corretto iter istituzionale a tutela dei più colpiti in questa vicenda: i lavoratori e le lavoratrici. Lo stesso proprietario ha promesso solo ad alcuni operai un ricollocamento occupazionale con l'intenzione evidente di minarne l'unità e di convincerli a non esercitare i propri diritti e le proprie ragioni. Una lettera inviata successivamente ai lavoratori e alle lavoratrici allude proprio a questo, ma tutto ciò è una menzogna e un modo sleale di condurre la vertenza: è noto che una volta che gli operai avranno accettato le condizioni stabilite per la chiusura, giuridicamente non esiste nessuna garanzia che tali promesse si trasformino in reali posti di lavoro. In questa fase è fondamentale che tutti gli operai della fabbrica restino uniti e conducano le trattive sotto la tutela del sindacato senza cadere in nessun tranello teso allo scopo di indebolire l'unica forza su cui possono contare: l'unità. Rifondazione Comunista esprime tutta la propria solidarietà alle trentuno famiglie di lavoratori e lavoratrici e non esiterà ad usare tutti i mezzi di cui dispone e ad appoggiare tutte le iniziative che verranno intraprese per evitare che ancora una volta a pagare siano i lavoratori. In conclusione invitiamo l'amministrazione comunale di Priverno ad indire un Consiglio Comunale all'interno della fabbrica per portare la necessaria solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici, per renderli partecipi ed ascoltare le loro ragioni.

Mauro Cascio


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