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Roma. Massoneria e Risorgimento. Il Premio Strega Stanislao Nievo ospite stasera a Palazzo Altemps del Rito Scozzese Antico ed Accettato
Nel 1805 viene fondato il Grande Oriente d'Italia, la Massoneria Italiana. Il primo
Gran Maestro è Eugenio di Beauharnais, vicerè del Regno d'Italia, figliastro di Napoleone.
Alla testa della Massoneria del sud venne posto Gioacchino Murat, incoronato l'anno successivo
Re di Napoli a cui subentrò, nel 1808, Giuseppe Napoleone. La Massoneria, madre e figlia
dell'Illuminismo del massone Montesquieu ed erede quasi unica dei valori della Rivoluzione
Francese fu nei primi anni del secolo un fenomeno sociale, culturale e politico di
notevole rilevanza. Le logge erano un luogo di socialità à la page, dove i ceti borghesi
emergenti si incontravano con i burocrati e i funzionari del regime, con gli ufficiali
dell'Armée, con la nobiltà. Il congresso di Vienna e la restaurazione dei regimi
ebbe come naturale conseguenza la messa al bando della Massoneria, troppo democratica
e troppo compromessa con i valori rivoluzionari e napoleonici.
Apparentemente fu crisi. Sia della struttura storica che del suo coté meno ideologizzato.
È anche per questo che la moderna ricerca storica tende un po' a sminuire il ruolo
reale della Massoneria nei moti carbonari, prima, e nella Repubblica Romana e nel
Risorgimento, poi. Non che non ci sia un ruolo importante. Ma si tende a prendere
un po' le distanze da quella tradizione storiografica, inaugurata nel 1905 da
Oreste Dito, che propugnava l'equazione Risorgimento uguale Massoneria.
È vero che gli eroi del Risorgimento furono o Massoni o vicini ad ambienti massonici,
lo ricorda anche Spadolini nel suo saggio "Gli uomini che fecero l'Italia"
secondo cui si fa prima a ricordare quei pochi che non lo furono, ma la Massoneria
nel suo complesso non aveva ancora quella forza e quell'importanza che invece avrebbe
acquistato più tardi, in occasione del nascente Stato liberale. La saggistica
storica contemporanea, quella di Fulvio Conti (Università di Firenze) e quella
di Anna Maria Isastia (Università La Sapienza) tende invece ad evidenziare il ruolo
pressoché unico che la Massoneria ebbe immediatamente dopo il Risorgimento, cioè
dal 1870 fino allo scioglimento decretato dal Fascismo (e il sequestro della sede storica
della Massoneria, Palazzo Giustiniani, ancora oggi occupato "abusivamente" dalla presidenza
del Senato della Repubblica). Se Mazzini, Cavour (che per un soffio non fu Gran Maestro,
in quanto la morte lo colse poco prima della designazione ufficiale) e soprattutto
Giuseppe Garibaldi (che invece Gran Maestro lo divenne), assieme ad un Mameli (autore
dei massonici versi di "Fratelli d'Italia") fanno parte, e a diritto, dell'imagerie
più autorevole dell'Olimpo massonico italiano, furono altri i personaggi che ne incarnarono
i valori e gli ideali: da Agostino De Pretis a Francesco Crispi, da Adriano Lemmi a
Giuseppe Zanardelli,a Ernesto Nathan ed a praticamente buona parte della classe dirigente dei primi
cinquant'anni del neonato Stato.
Gli anni immediatamente successivi al Risorgimento furono anche gli anni in cui
il socialismo simpatizzò per la Massoneria e i suoi valori. Aderirono molti socialisti,
da Andrea Costa a Arturo Labriola. Persino Bakunin abbraccia con entusiasmo la
Massoneria, salvo poi allontanarsene criticamente in seguito.
Oggi, uno studioso comunista del calibro di Gian Mario Cazzaniga, docente di Istituzioni
di Filosofia Morale all'Università di Pisa e redattore di «Critica marxista» riconosce:
«La Massoneria rappresenta un progetto della Modernità volto a liberare la vita civile
da ogni divisione religiosa, etnica e cetuale. Nel prefigurare una società buona,
essa finisce per operare come riforma religiosa, di cui gli intellettuali, organizzatori
dell'opinione pubblica, sono i nuovi sacerdoti. Nelle sue filiazioni carbonare, repubblicane
e socialiste, essa esprime una progettualità della ragione che si realizza nell'invenzione
del legame sociale. Di qui la politica, figlia della Massoneria, come "religione dei moderni".
Ma con l'invenzione della politica i valori di libertà, eguaglianza e fraternità
escono dalle logge per trovare una nuova sede nelle sezioni del partito politico, esperimento
che solo oggi volge al termine».
Ma se la Massoneria è davvero il motore della modernità, se la Massoneria è erede, quasi unica,
degli ideali risorgimentali, illuministici, rivoluzionari, se è storicamente
provato il suo ruolo anche
nella fondazione degli Stati Uniti d'America (17 presidenti furono Massoni, a partire
da George Washington) perché oggi questo patrimonio culturale e politico è così
sconosciuto non tanto dagli ambienti accademici e colti quanto invece dall'opinione pubblica?
Davvero solo il pregiudizio o le campagni infamanti degli antimassonismi di impronta
cattolica, fascista o comunista hanno potuto oscurare un ruolo così determinante nel dna della nostra cultura?
Della questione si è occupato tra gli altri il filosofo Sergio Moravia,
tra i più insigni cattedratici dell'Università di Firenze.
«Nell'età dei Lumi la Massoneria si è mossa, dal punto di vista delle grandi idee
etico-politiche, tra i due principi della riforma e dell'utopia. In un celebre libro,
intitolato appunto Utopia e riforma nel secolo dei lumi, Franco Venturi ha indicato
indirettamente quelle che sono le due sorgenti, tutt'altro che coincidenti eppure compresenti,
nell' essere e nell' agire massonico. Da un lato la riforma, cioè la testarda, ostinata
responsabilità, l'impegno giorno per giorno a migliorare l'esistente; dall' altro l'utopia,
ossia la spinta a porsi in maniera più o meno ambiziosa l'alto traguardo di trasformare
radicalmente il mondo reale in rapporto a determinate finalità. Ora, come non capire
che oggi più di ieri noi abbiamo bisogno sia della riforma sia dell'utopia, per poter
andare avanti in questo mondo nel quale viviamo con ansia e disagio crescente?
Le principali idee etico-politiche che si inseriscono entro il quadro disegnato
dai due estremi della riforma e dell'utopia sono tra quelle più care all'IIluminismo
e alla Massoneria: la tolleranza, la laicità, l'emancipazione, il progresso, la rigenerazione,
la giustizia, l'uguaglianza di fronte alla legge... Se dovessimo esaminare
l'approdo storico cui è giunto ciò che queste singole parole/concetti indicano,
arriveremmo a conclusioni per più versi molto amare. La tolleranza, ad esempio.
Dov'è oggi la tolleranza di cui hanno parlato, dopo Locke, i massoni Voltaire e Lessing?
Dov' è la tolleranza nell' età dei fondamentalismi contemporanei? Come non capire
che uno dei grandi compiti che ci incombono nel nostro presente in quanto massoni
o compagni di strada della Massoneria è quello di ripensare criticamente le radici
dei fondamentalismi alla luce della grande lezione della Ragione tollerante
nata dall'IIluminismo e dalla Massoneria?
Tutto ciò vale anche per le idee di eguaglianza e di fratellanza. Entrambe, è
vero, si stanno imponendo, pur faticosamente, come referenti cruciali sui grandi
conflitti teorico-pratici della realtà odierna. E una situazione analoga è vissuta
dal liberalismo, dalla democrazia e dalle loro essenziali idee-forza. Ma, al
tempo stesso, constatiamo che molti soggetti si sentono ancora lontani da esse.
In altri casi - e la cosa crea forse ancora maggior disagio - constatiamo invece
che tali idee vengono disinvoltamente fatte proprie da gruppi d'ispirazione del tutto diversa.
A questo punto si capisce perché vengano rilanciate
con particolare energia, da parte massonica, ben precise istanze e finalità ideali.
Amici e fratelli, vogliamo lasciare le nostre parole, i nostri concetti di fratellanza
e di solidarietà, di libertà e di uguaglianza a gente che riscopre in ritardo e
strumentalmente questi valori per tanti versi prettamente massonici?
Come non capire che soprattutto alla Massoneria spetta oggi il diritto-dovere
di porsi all'avanguardia di un progresso umano e civile ispirato da tali principi?
Perché la civiltà contemporanea sembra essersi dimenticata del ruolo storico
assolutamente cruciale assunto dalla Massoneria in rapporto ai principi/valori
di cui sopra? La prima risposta è che la Massoneria, piaccia o non piaccia
a certi governi o a certi regimi, ha vinto. Ha vinto perché molte delle grandi
idee etico-politiche odierne appartengono alla sua tradizione. E questa vittoria
- ecco il curioso, doloroso paradosso- ha fatto sì che da un lato tali idee appaiano
oggi quasi ovvie e scontate e che, dall' altro, le loro grandi sorgenti
massoniche vengono in qualche modo sottovalutate.
La seconda ragione dell'oblio (o, appunto, della sottovalutazione) della
Massoneria è connessa al crescente agnosticismo, alla drammatica crisi dei valori del
nostro tempo».
Di Massoneria e Risorgimento si parlerà questa sera a Roma, a Palazzo Altemps,
in un incontro con il Premio Strega Stanislao Nievo (nella foto) organizzato
dall'Ispettorato del Lazio del Rito Scozzese Antico ed Accettato per la giurisdizione
massonica italiana - Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani. Interverranno
il Sovrano Corrado Balacco Gabrieli e il Gran Maestro del Grande Oriente Gustavo
Raffi.
Mauro Cascio
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