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Latina. Il poeta esule. Un lettore precisa: «Ma Dante fu condannato all'esilio». Quando l'unico Battisti poeta resta per tutti Lucio...

Un lettore non ci sta a mandare giù il rospo. Ci pensa e ci ripensa. E che cosa fa anziché controbbattere sul tema in oggetto? Si attacca al dettaglio, tra l'altro anche in maniera abbastanza sfortunata, e da lì prova a scardinare tutta la critica. Scrive Carlo M.: «Riguardo a Dante Alighieri: è risaputo che ci sono state sentenze della Magistratura contro Dante Alighieri, infatti è stato condannato all'esilio, come insegnano in qualunque scuola, e non imprigionato per meriti (anche) letterari. Se aveste risposto in privato vi avrei risparmiato questa nuova figura di cacca pubblica. Ma voi che scuola avete frequentato?».
Apprezziamo i toni spernacchianti della Sua lettera e l'eleganza formale della stessa. Vista l'apparente sicurezza della Sua pregevole provocazione sarà forse del tutto inutile precisare che Dante Alighieri fu accusato di interesse privato in atti pubblici. Anche questo insegnano in qualunque scuola, eccetto che alla Sua. E non di omicidio preterintenzionale plurimo. Una leggera differenza che forse, nella foga, sarà sfuggita a Lei e alla Sua scuola. Alludevamo a quello, abbiamo parlato in questi giorni sempre e solo di quello, ma evidentemente ha perso il filo del discorso. Ma la capiamo benissimo, visto il suo impegno a contare, Lei e la sua maestra, le presunte brutte figure altrui. Capita anche a mio figlio. Se c'è una verità che fa male, bisogna delegittimare colui che la dice. Tipico dell'estrema sinistra. Quella settaria. Quella che ha bisogno di armi per argomentare le proprie ragioni e squadernare la propria visione del mondo. Immagino Le sarà anche sfuggito che il senso della nostra critica, è sempre stata relativa al termine "esule". Quanto al "poeta", riferito a Battisti, faccia Lei, facciano i lettori, ognuno faccia quel che crede, ci mancherebbe... Noi continuiamo a preferire Lucio. Ma se Lei ritiene che l'arte, reale o presunta, possa nobilitare o legittimare gli anni di piombo e la lotta armata, io credo che sia dovere di ogni operatore della comunicazione, piccolo, medio, grande, fare in modo che la sua opinione non trovi spazio.
Ne approfitto, infine, per segnalarLe la mia aperta gratitudine per i Suoi interventi che hanno aperto in me e nei lettori nuovi orizzonti di senso e conoscenza, costituendo un'imprescindibile occasione di formazione e crescita culturale. Sono costretto però a chiederLe di risparmiare a me, ai miei lettori e alla redazione tutta le Sue pillole di illuminata saggezza che non avrà sicuramente difficoltà ad elargire con generosità altrove.

Mauro Cascio


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