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Latina. Il Poeta esule. Due elementi di riflessione sugli anni 70: la demonizzazione in fase dialettica ed il primato del pregiudizio sull'idea
Credo che le polemiche che ci siamo (spero) lasciati alle spalle inducano a due serie distinte
di riflessioni. La prima è relativa ad un metodo, sempre fastidioso a prescindere da chi
lo adopera. Funziona in questo modo. A dice che B è C. Per esempio Filippo dice che la
figlia è bella. In una argomentazione dialettica sana ed equilibrata si dovrebbe
discutere intorno al predicato. In qualsiasi speculazione ed in qualsiasi sede
si dovrebbere discutere insomma su C. Perché è naturale che la figlia di Filippo qualcuno la possa
trovare anche brutta. Io ci posso piangere dietro e la posso desiderare per otto anni e più.
Qualcuno non la troverà degna nemmeno di una Polaroid. Purtroppo la dialettica ed il
confronto non avviene in genere secondo questo clima e secondo questo schema.
C'è qualcuno che pensa che se A dice che B è C, non bisogna stancarsi troppo a discutere
sul predicato, che per A e per tutti gli altri è il tema stesso della discussione.
Basta dimostrare che A è un coglione. E quindi è del tutto delegittimato a fare
una qualsiasi affermazione. Il problema lo si crede risolto alla radice. Non si dimostra
che C è una brutta ragazza. Si dice solo che A non possiede sufficiente senso estetico.
Si dice che è miope. E lo si fa con l'aria di saperla lunga, quasi a sottintendere
che questo artificio sofistico, che si chiama fuori da una logica dialettica, funziona.
E che produca chissà quali risultati...
La seconda è relativa al primato del pregiudizio sull'idea, secondo la definizione
classica che per primo ci diede Benjamin Constant.
Qualcuno sufficientemente illuminato per aver rinunciato a combattere le idee
con la forza, crede che le si possa combattere con altre idee, e di conseguenza
immagina di poter opporre alle verità che giudica
pericolose una serie di pregiudizi che gli sembrano salutari.
Quando il tempo distrugge un pregiudizio,
il saggio deve subito rimpiazzarlo con un altro. È un errore. Anzitutto occorre
osservare che le idee sono indipendenti dagli uomini. Come tutto nella natura,
hanno il loro cammino, il loro progresso, il loro sviluppo. Esse si formano
dalle sensazioni, dalle esperienze, dagli avvenimenti, tutte circostanze esteriori
che l'uomo non può sottomettere. È dunque impossibile far nascere delle idee che non
scaturiscano dalla forza delle cose, o annullare quelle che la forza delle cose ha
condotto all'esistenza, o ancora, ridare vigore a quelle che hanno fatto il
loro tempo. Le idee che si vorrebbero creare in tal modo per proprio uso,
non avendo alcuna relazione con quelle che esistono per necessità, non possono
trovare sostegno in nulla, né mettere alcuna radice. Non hanno mai vera consistenza,
cosicché, essendo isolate e senza sostegno non tardano a sparire. Dice Constant
che somigliano a quel patriottismo d'imitazione con
l'aiuto del quale si crede di portare allo stesso livello i soldati senza una patria
e quelli che difendono la propria. Conseguentemente un primo svantaggio dei
pregiudizi è quello di non poter essere impiegati quando se ne ha bisogno, e
di venir meno proprio quando più sarebbero necessari. Un secondo inconveniente
è quello di non poterli dominare e prevedere nei loro effetti. Poiché un pregiudizio
viene instillato rompendo la catena del ragionamento, distorcendo il giudizio
e impedendogli di procedere dalla premessa alla conseguenza, non si potrà
mai sapere se questa operazione non si ripeterà all'infinito, né si potrà
immaginare quali conclusioni trarrà dal pregiudizio colui che lo ha adottato.
Bisogna dunque temere le idee false, e non solamente per le loro conseguenze
immediate e naturali (che già sono funeste per l'ordinario), ma anche per
ciò che meno sembrerebbe derivarne. Chi può prevedere il percorso che
seguirà una mente uscita dalla strada della ragione?
Mauro Cascio
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