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Latina. Israele, note e magia. Gil Shohat: «Se esiste un'arte che può parlare di pace è proprio la musica: la comprendono tutte le lingue».
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Gil Shohat, al Ridotto, che la prossima settimana
sarà intitolato ad Armando Cufaro, per un recital di musica ebraica assieme a Michal
Shamir.
Gil Shohat è nato in Israele nel 1973. Si è laureato con lode al conservatorio di musica
israeliano e si è specializzato presso la Rubin Academy of Music di Gerusalemme, dove
ha studiato con il maestro Ariel Vardi.
Da allora si è esibito in Italia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti e Canada, oltre
che in Israele. Ha suonato come solista insieme a molte orchestre, tra cui la Israel
Philarmonic Orchestra diretta da Zubin Mehta, l’Israel Chamber Orchestra, la Haifa
Simphony Orchestra, la Simphoniett Orchestra e altre.
A 16 anni ha composto la sua prima opera, “Tre Walzer”, che è stata pubblicata
recentemente dall’Istituto della Musica Israeliano, consacrando Gil Shohat come il
più giovane compositore israeliano. L’Orchestra di Haifa ha eseguito il suo concerto
per pianoforte al quale egli stesso ha presenziato come solista. Il Festival per la
Musica Ebraica di Berlino e Norimberga gli ha commissionato due nuove opere. Infine
l’ "Arthur Rubinstein International Piano Master" ha scelto la sua nuova opera, "Alpha e Omega"
come testo obbligatorio che dovrà essere presentato da tutti i partecipanti alla
ona edizione del prestigioso concorso.
Ha studiato pianoforte con Sergio Perticaroli dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma,
composizione con il Maestro Luciano Berio. Le sue opere sono pubblicate in Italia dalla Ricordi.
Un talento giovanissimo... «Non ho mai pensato alla mia età ho sempre fatto quello
che dovevo o volevo fare. Credo di avere scritto abbastanza».
Lei considera i musicisti italiani valenti? «Non lo dico perché adesso sono qui.
Non c'è un altro posto come l'Italia. Io adoro il vostro Paese. Ed i musicisti
sono stupendi. L'Accademia di Santa Cecilia penso sia una delle migliori a livello
europeo. Sono davvero felice di essere qui. Mancavo da sette
anni». La sensibilità dell'artista in un clima internazionale teso come quello
che viviamo, in una società piena di conflitti può sensibilizzare, con la sua musica?
«Se esiste un'arte che può parlare di pace è proprio la musica. Perché sa parlare
tutte le lingue».
Claudio Ruggiero
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