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Latina. Ieri Stalin oggi Putin. Daniele Capezzone: «Dove sono finiti i "pacifinti" dell'estrema sinistra? Sono attenti solamente agli Stati Uniti?»

Ci sono i pacifisti, coloro che in linea generale sono contrari a tutte le guerre. E ci sono i "pacifinti", che invece sono contrari esclusivamente alle guerre degli Stati Uniti d'America, soprattutto se in nome della democrazia. Così ieri, i "pacifinti" in salsa rosso-no global per la Cecenia non hanno alzato una bandiera. Eppure qualcosa si muove. Se ne era accorto venerdì scorso l'eurodeputato radicale Olivier Dupuis, che dopo 35 giorni proprio oggi ha fermato il suo sciopero della fame per la Cecenia. Oggi il Consiglio Affari generali e relazioni estere dell'Ue, dove siedono i ministri degli Esteri dell'Ue si è occupato anche dei rapporti Europa-Russia. Da fonti diplomatiche vicine all'alto rappresentante per la politica estera Solana si sono apprese le linee guida che sarebbero emerse nel corso della riunione. Da una parte si ribadisce il rispetto dell'integrità territoriale della Russia, ma dall'altra sembra sempre più urgente una soluzione politica del conflitto in Cecenia. Critiche vengono espresse su come sono state tenute le elezioni in Cecenia e, infine, vi sarebbe la richiesta di accesso in Cecenia per osservatori internazionali, in particolare rappresentanti dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e del Consiglio d'Europa. Sembra profilarsi, anche se la cautela è d'obbligo, una lettura autocritica dei rapporti Ue-Russia. Una politica che manca di coerenza, poco efficace, basata su presupposti sbagliati e senza una strategia globale. Questi i difetti della politica dell'Europa nei confronti della Russia che sarebbero stati individuati da un memorandum di sei pagine discusso. «È chiaro che l'Ue non è stata in grado di definire chiaramente i propri obiettivi strategici, promuovere i propri valori o difendere in modo efficace i propri interessi: le relazioni rischiano di impantanarsi su delle questioni procedurali a spese di veri progressi su argomenti concreti di mutuo interesse». Il memorandum interno parla di «linee rosse» per precisare le posizioni «oltre cui l'Ue non può spingersi» con la Russia, la quale «ha spesso sfruttato le differenze fra i Paesi membri e le istituzioni Ue, facendo leva su una politica che consiste nel mettere in relazione fra loro questioni spesso slegate». La «capacità di parlare con una sola voce» rimarrà «sempre un fattore decisivo» nel determinare il successo delle politiche Ue nei confronti della Russia.BR> Intanto, manifestazioni si sono svolte a Bruxelles, davanti al Consiglio d'Europa, a Mosca, e in molte altre città (Roma, Parigi, Vienna, Varsavia, Praga, San Pietroburgo, New York), per iniziativa delle comunità dei rifugiati ceceni in Europa e del Partito radicale transnazionale, per denunciare il genocidio del popolo ceceno e a sostegno del piano di pace Akhmadov, ma anche per commemorare il 60mo anniversario della deportazione del popolo ceceno a opera di Stalin il 23 febbraio 1944. A Mosca però, la polizia russa ha fermato il responsabile dei radicali russi, Nikolai Khramov e l'attivista dei diritti umani e già deputato alla Duma, Lev Pomomaryov, insieme ad altri 11 manifestanti. «Tutti gli attivisti in stato di fermo - si legge in una nota del Partito Radicale Transnazionale - sono ancora rinchiusi in due commissariati di polizia. Secondo le prime notizie dovrebbero essere processati per direttissima, forse già nella giornata di domani, per manifestazione non autorizzata».
"Ieri Stalin, oggi Putin. Il genocidio ceceno continua". A Roma duecento i manifestanti, tra cui qualche rappresentante radicale pontino, davanti a Montecitorio, molti i parlamentari, dal capogruppo diessino alla Camera Luciano Violante a Teodoro Buontempo di An, dal presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio al deputato di Rifondazione Giovanni Russo Spena, a Gianni Vernetti della Margherita, primo firmatario di una mozione sulla questione cecena sottoscritta nei giorni scorsi da 70 deputati di entrambi gli schieramenti. Adriano Sofri non ha voluto far mancare un suo messaggio e il sindaco Veltroni ha mandato un suo rappresentante. Ha dichiarato dal palco l'eurodeputato Olivier Dupuis, che chiudeva uno sciopero della fame durato 35 giorni: «A pochi mesi dalle prossime europee c'è un sogno che è anche una necessità ed è quello di un'Europa che sappia integrare pezzi lontani come la Cecenia o il Kosovo, un'Europa non più egoista e ripiegata su se stessa».
Il segretario dei Radicali Daniele Capezzone (nella foto) ha polemizzato sia con la sinistra, «pensiamo a che piazza avremmo avuto qui oggi se la Cecenia fosse stata occupata dagli Stati Uniti», sia con il Governo, «Berlusconi esca dal tunnel nel quale si è infilato, perché la demagogia può diventare violenza».
«Silvio Berlusconi si assume la responsabilità di negare un massacro in corso ed è complice di quanto accade in Cecenia», ha ribadito Marco Cappato.

Mauro Cascio


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