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Latina. Assenteismo scolastico. Floriana Giancotti: «Spesso ci sono atteggiamenti che sono sintomo di disagio. Ed è un dato preoccupante»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Floriana Giancotti, preside
del Liceo Scientifico Ettore Majorana di Latina.
Un convegno sull'assenteismo scolastico. Perché?
«Le problematiche possono essere molto complesse, così come si
è evidenziato nel nostro convegno. L'assenza è sì un fenomeno
estemporaneo, diciamo così "normale", là dove si colloca
all'interno di un percorso di vita. Vi è poi l'assenza che è
testimonianza di un disadattamento , di un disagio,
di un "abbandono" del percorso scolastico. Questo secondo caso
è ovviamente quello che ci preoccupa di più. La scuola
è in grado di affrontare queste tematiche? Come si pone?»
Quali progetti si possono mettere in atto per tentare di
arginare il fenomeno? «Io penso che bisogna mettere in campo
molta fantasia, molta immaginazione. Ogni scuola deve
insomma "sperimentare" modelli ed eventualmente mettere
a disposizione degli altri istituti i propri risultati.
Noi del Majorana abbiamo cominciato nel modo diciamo così
più "basso" e cioè quello di comunicare ai genitori il numero
delle assenze. Altri sistemi possono essere quelli dell'sms, come
sperimentato da qualche parte. Ma, vedete, qualsiasi cosa richiede
un impegno organizzativo da parte della scuola molto duro, molto
complicato. Noi ci proviamo, non solo in termini di conoscenza
ma anche in termini "operativi"». Al convegno era presente anche
l'assessore Giovanni Di Giorgi. Voi cosa chiedete alle amministrazioni?
«A me sembra che le amministrazioni abbiano sempre fatto di questo tema
dei giovani un elemento forte del loro programma. La questione è che,
aldilà della buona volontà, i risultati tardano ad arrivare. Io
partirei proprio dalle scuole. La scuola si deve aprire, come momento
di socialità. Gli alunni la devono sentire come loro. Così la scuola
può dare un contributo importante. Anche solo per stare insieme.
Noi non dobbiamo solo proporre l'efficientismo a tutti i costi:
i ragazzi devono per forza fare musica, devono per forza fare inglese.
No, ci può essere anche il momento dell'ozio. Che va però organizzato».
Andrea Apruzzese
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