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Latina. I Pacifinti. I Radicali pontini: «Si vedono in piazza solo per contestare l'America. I genitori dovrebbero educarli un po' meglio»
Daniele Capezzone li chiama pacifinti. Per distinguerli dai pacifisti.
Perché non si faccia confusione.
«I pacifinti sono quelli che spaccano vetrine e fanno confusione, sono quelli
che in questi giorni stanno probabilmente lucidando armi, bandiere e bagagli
per la manifestazione di fine mese. I pacifisti sono contro tutte le
guerre. I pacifinti, quelli dei Social Forum, i No Global in salsa
rossa, sono solo contro l'Amerika col k. Tutto il resto interessa
poco o nulla. La missione di pace in Iraq i "disobbedienti" dallo
schiaffo facile la chiamano "occupazione". Anzi. Okkupazione. Col k.
Ma per la Cecenia non si sono fatti vedere. Non uno slogan. Non una
bandiera. Per Telekom Serbia, e la k c'è già di suo, non alzano la voce,
non protestano. Che il governo italiano finanziò un dittatore alla vigilia
di uno sterminio razziale a loro pare quasi normale».
Ma c'è una sorta di depistaggio culturale e di informazione. Si tende
a lasciare sullo sfondo il grave fatto politico di cui furono protagonisti
Prodi, Fassino, Dini per parlare solo ed esclusivamente della questione,
secondaria, delle tangenti e delle dichiarazioni di Igor Marini...
«Con l'acquisizione di una quota di Telekom Serbia da parte di Telecom Italia, azienda
detenuta dal ministero del Tesoro ancora per il 61%, sono affluiti nelle casse
dello Stato serbo quasi mille miliardi di lire di allora. Una grande boccata di ossigeno
per la dittatura di Milosevic, che in quel momento versava in gravi difficoltà economiche,
in forte ritardo persino sul pagamento degli stipendi dei suoi dipendenti e soldati.
Il regime veniva da un periodo di embargo cui fu sottoposto per decisione delle
Nazioni Unite e si era già reso responsabile delle guerre jugoslave, complice di stupri
e massacri etnici. Sempre in quel periodo, come riferiva in Parlamento anche lo
stesso presidente del Consiglio Prodi citando rapporti dei servizi segreti, il regime
stava stringendo la sua morsa sugli albanesi del Kossovo, preparando quella nuova
aggressione che solo la guerra della Nato e i bombardamenti su Belgrado avrebbero fermato.
Madeleine Albright, allora segretario di Stato Usa sotto la presidenza Clinton,
protagonista della guerra contro la Serbia e particolarmente attenta alle vicende
dei balcani nella seconda metà degli anni '90, sarebbe stata persino presente a
Belgrado pochi giorni prima della firma del contratto. L'operazione di certo non è
stata gradita dall'amministrazione americana perché considerata decisiva nel sostenere
un Milosevic in difficoltà e ha provocato una certo sospetto nei confronti del governo
presieduto allora da Romano Prodi. È il senatore a vita Francesco Cossiga a raccontare
in Commissione della diffidenza della Albright nei confronti dell'allora ministro
degli Esteri Lamberto Dini».
E proprio le responsabilità politiche del governo italiano guidato da Prodi all'epoca
dell'affare Telekom-Serbia sono l'aspetto più rilevante della vicenda secondo i radicali.
L'affare fu innanzitutto un'operazione politica, visto che il ministero del Tesoro
era proprietario di Telecom-Stet, e per questo è necessario chiamare alle loro
responsabilità politiche i protagonisti di allora, mentre c'è il rischio che
le pur gravi vicende legate alle presunte tangenti e gli aspetti penali facciano
passare in secondo piano il chiedere conto di quelle scelte. «Questo era ed è il compito
principale della Commissione bicamerale d'inchiesta, non quello di far concorrenza
alla procura di Torino nell'accertamento dei fatti di rilevanza penale».
E i pacifinti? «I pacifinti continuano ad ignorare tutte queste cose.
Qualche volta per mala fede. Così come continuano ad ignorare la Cecenia.
Così come continuano a mettere sullo stesso piano uno stato democratico, Israele, con una
comunità di terroristi, i palestinesi. Così come continuano ad esaltare
un teppista, Carlo Giuliani, spacciandolo quasi per un eroe, come se fosse
morto come Giorgiana Masi e non con un estintore in mano».
Sono solo un fatto politico? «Ma che fatto politico. Sono un fatto educativo.
Sono ragazzi svogliati e maleducati che non hanno forse avuto abbastanza
schiaffi dai loro genitori. E tutti i ceffoni che non hanno ricevuto da piccoli
adesso li vogliono dare a Fassino..»
Mauro Cascio
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