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Roma. «Bellissima Maria». Ottavia Piccolo: «Un noir sensuale e misterioso». L'anno prossimo sul palco una piece sui drammi di Israele...
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Ottavia Piccolo.
L'abbiamo lasciata a Terracina un paio di anni fa, la ritroviamo a Roma
al Teatro della Cometa con "Bellissima Maria".
Che cosa è Bellissima Maria? "Un noir sensuale e misterioso" come lo definisce il suo
autore Roberto Cavasi? "Dove corpi e passioni si intrecciano tra l'odore di canfora di
una palestra di kick-boxing e i passi di un ballo tribale e profano". Oppure "un incubo di
Poe dove l'autore crea una superba immagine di donna, dall'immediatezza prepotente
nel prendersi tutto il piacere e nel restare naturalmente pura"?
È un racconto circolare che torna ineluttabile da dove è partito: da quello spazio
immutato e immutabile, dove tutto torna a svolgersi come un vecchio film, già visto,
e dove si consuma, per l'eternità, sempre uguale, la scena del loro primo incontro,
il principio di tutto, dove Maria e Rocco continuano a ballare lo stesso mambo
"cannibale", a ripetere le stesse parole, e a porsi, sempre, la stessa domanda: perché?
E dopo l'Argentina ed il dramma delle madri di plaza de majo, un tuo prossimo
progetto teatrale riguarda Israele, un paese che deve fare conti tutti i giorni
col terrorismo palestinese... «Ci sono stata tempo fa per guardarmi un po'
intorno e respirare il clima di una nazione così straziata ma al tempo stesso
così piena di vita, di forza».
Claudio Ruggiero
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