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Latina. Fascisti Immaginari. Giordano Bruno Guerri: «Altro che "scrittore". Battisti è un criminale, un assassino. Deve andare in galera»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giordano Bruno Guerri, storico, scrittore, direttore
del quotidiano «L'Indipendente» che a fine mese tornerà in edicola.
Si torna a parlare di fascismo e lo si fa in occasione della presentazione al Doolin (con
Ferdinando Parisella moderatore) del libro
"Fascisti Immaginari" scritto da Luciano Lanna e Filippo Rossi ed edito da Vallecchi.
Cosa vuol dire, oggi, "fascista"? «Si intende un uomo di estrema destra anche se, attenzione,
spesso è un termine completamente errato, nonostante la consuetudine d'uso. Perché
non ci sono più riferimenti al contesto storico al fascismo degli anni venti e trenta.
Oggi ha solo un retrogusto dispreggiativo. Per cui queste distinzioni le farei».
In queste ultime settimane sono tornati prepotentemente d'attualità gli anni settanta.
Abbiamo assistito ad interpretazioni spesso un po' ingenue, come quelle che rileggono
quegli episodi quasi fosse stata una guerra civile. Alla luce della liberazione del terrorista
pluriomocida
Cesare Battisti, che fazioni di estrema sinistra esaltano definendolo un poeta militante (per
romanzetti minori mai arrivati al grande pubblico), lei ritiene che questa pretesa o presunta
"guerra civile" possa essere superata?
«Guardate. Battisti è un caso a sé. Togliamolo subito dal discorso. È solo un criminale,
un assassino, sia pure politico. E deve solo passare i suoi giorni in galera, non importa
se in Italia o in Francia. Non appartiene agli anni di piombo tout court, che furono
anni di guerriglia tra postcomunisti e postfascisti e non di guerriglia tra gli
estremismi armati e lo Stato. Anche escludendo Battisti lo scontro tra fascisti e comunisti
fu una lotta di "vecchiumi" che già quasi dal loro nascere non avevano più nulla da dire.
Il fascismo si rifaceva alla Repubblica di Salò, che era un'esperienza storica e politica
comunque non più ripetibile e replicabile già negli anni quaranta e cinquanta. Per
comunismo si intendeva generalmente una idea, una concezione stalinista, anche
questa antistorica e superata. Insomma entrambe le fazioni proponevano di fatto ideali
e modelli piuttosto grotteschi...».
Andrea Apruzzese
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