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Latina. Fascisti Immaginari. Filippo Rossi: «Padre Pio, e Patty Pravo, Che Guevara ed Evola. E la passione civile di Iacobetti e Montanelli»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Filippo Rossi, autore di «Fascisti Immaginari». «Così, dici fascisti e arrivi a comprendere, con sgomento analitico, cultori del Risorgimento fuori tempo e discepoli delle più astruse tradizioni esoteriche; filo e antiamericani, europeisti e nazionalisti; e ancora cattolici tradizionalisti, mangiapreti e neopagani; e intransigenti, e furbacchioni. La fantasia è di per sé sfuggente: ma chi, dal di fuori, avrebbe mai immaginato di scorgere analogie, negli epigoni del littorio, tra Charles Bukowski e Lando Buzzanca, Patty Pravo e Padre Pio, Willy il Coyote e l’agente 007?»: così si interroga Filippo Ceccarelli nella sua brillante prefazione a «Fascisti immaginari», una sorta di dizionario sentimentale della destra nel cinquantennio postbellico, messo insieme dai giornalisti Luciano Lanna e Filippo Rossi. «L'idea ci è venuta a cena. Abbiamo messo giù dei nomi, ricostruito riaccorpato. Il tutto per raccontare l'immaginari sogni, passioni, slogan, gli amori e gli odi che hanno fatto parte integrante dell'Italia, senza parentesi con la storia. Raccontiamo l'immaginario della cultura di un mondo che ha sempre pensato che il fascismo non fosse parte del nostro dna». A parte l'omissione delle contrapposizioni armate e violente tra comunisti e fascisti e la citazione di Che Guevera, che nominato tra i fascisti (anche se "immaginari") farebbe saltare chiunque dalla sedia, ci ha colpito un'altra cosa. E cioè le sei pagine dedicate a Gualtiero Iacopetti. Lui diceva: "Io non appartengo a questo mondo, ma a un altro dei mondi possibili e cioè al mondocane". Ma Iacopetti è fascista? «È un fascista immaginario, noi lo definiamo un po' come un Moretti di destra. Uno di quei registi e degli uomini di cultura che ha continuato a proporre il suo pensiero con coraggio. Lui è sempre stato un Montanelliano. Ha aiutato gli americani a difendere i fascisti dalle aggressioni e dalle violenze dei comunisti. E lì ha formato la sua cultura». Ed a proposito di Montanelli, c'è anche la voce Montanelli... «Sì, un fascista di sinistra sempre coerente con le sue idee. Quando il terrorismo comunista gli sparò alle gambe lui disse: "È merito di Mussolini se sono ancora vivo. Lui diceva sempre che bisogna morire in piedi. Io non mi sono abbassato e per questo mi hanno gambizzato"».

Andrea Apruzzese

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