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Latina. Ambiguità. Polemiche sulla manifestazione di sabato: «Scendono in piazza i fiancheggiatori del terrorismo e della guerriglia»
Quella manifestazione non s'ha da fare. L'Italietta che scende in piazza si divide.
Daniele Capezzone ha stigmatizzato il comportamento ambiguo di certe frange settarie ed estreme
dell'estrema sinistra, ma si è anche soffermato sulla recente affermazione dei
socialisti in Spagna. L'irresponsabilità e l'immaturità politica dei no global sarebbe
figlia di uno stesso "drammatico" processo che si sta diffondendo in tutta Europa
come un virus:
«Mentre invio i miei complimenti e sinceri auguri di buon lavoro al vincitore di ieri, il
leader socialista Zapatero, non voglio e non posso negare che -dal mio punto di vista,
di azione e di lotta politica- i risultati delle elezioni spagnole hanno i connotati di
un vero e proprio dramma politico.
Non c’è dubbio: la condotta di Aznar e del suo Governo (e in particolare del Ministro
degli interni) nei giorni immediatamente successivi agli attentati della scorsa settimana
è stata dissennata, non solo sbagliata o controproducente. Ma non basta -a mio avviso-
per spiegare quel che è accaduto. C’è qualcosa di più profondo, e che dovrebbe provocare
riflessioni di maggior respiro.
Il Governo di Aznar ha compiuto, per anni, un autentico miracolo. Sul piano economico,
si è registrato il raddoppio della ricchezza nazionale e il dimezzamento della disoccupazione
(tra l’altro, con un piano di privatizzazioni -e liberalizzazioni- quasi senza precedenti);
sul piano dei diritti civili, si sono avuti, a livello nazionale o locale, straordinari
esperimenti nella direzione dell’allargamento delle libertà individuali (dalla ricerca
scientifica alle coppie di fatto, passando per le politiche in materia di droghe, mai
chiuse nel vicolo cieco del mero proibizionismo); sul piano della politica internazionale,
infine, non si ricordava da decenni il caso di un paese capace di far crescere così tanto
e così rapidamente la propria autorevolezza e il proprio peso.
Dunque, saranno certo stati costosi i gravi errori degli ultimi giorni. Ma ci deve
essere qualcosa in più. È un fatto che l’opinione pubblica spagnola (riflettendo -temo-
un sentimento ben più vasto in Europa) ha reagito e deciso e votato sull’Iraq, sul
legame con gli Stati Uniti, sul cuore delle scelte atlantiche di Aznar.
Io sono militante di un partito che fino all’ultimo ha cercato di porre sul tappeto
una soluzione alternativa alla fase bellica dell’intervento militare (quella prospettata
da Marco Pannella, a partire dall’esilio del dittatore Saddam), ipotesi che tuttora
mi appare lungimirante e soprattutto praticabile (alla luce dell’analogo caso liberiano).
Ma a maggior ragione per questo, considero devastante il fatto che sia stata premiata
una delle posizioni (quella dei socialisti spagnoli) più antiamericane, più chiuse,
più conservatrici su tutti questi temi.
È la fotografia di un Atlantico che si fa sempre più largo, e che rischia di separare
realtà (Stati Uniti ed Europa) sempre più diverse, ai limiti dell’incomunicabilità.
E cresce una generazione di europei in cui l’antiamericanismo non è appannaggio di
frange estremiste, ma di settori sempre più vasti della pubblica opinione.
Su questo -certo- anche gli americani e l’attuale amministrazione statunitense farebbero
bene a riflettere, e a domandarsi se non abbiano commesso errori. Ma -sia consentito-
anche di più faremmo bene ad interrogarci qui proprio noi europei.
Proprio ora (o mai più per troppi decenni, temo) è bene che si manifestino -nella sinistra
europea, nella destra europea, tra gli indipendenti dalle maggiori famiglie
politiche del Continente- una chiara scelta atlantica e filo-occidentale. Che non vuol
dire appiattimento, che non vuol dire rinuncia a critiche, a soluzioni alternative, al
diritto-dovere di iniziativa, che rappresenta l’essenza stessa della politica, di una politica.
Ma -lo ripeto- tira una brutta aria. Ed è bene che chi ha a cuore la possibilità
(sempre più fragile) di un’Europa liberale, atlantica, riformatrice, promotrice di
libertà e di democrazia, si muova. E subito».
E se i radicali mantengono forte riserve sulla legittimità della manifestazione
di sabato ("Le famiglie dovrebbero schiaffeggiare chi parteciperà"), le polemiche
si fanno sentire anche in altri ambienti politici: fortemente critica la Casa delle
Libertà che non parteciperà, idem il Partito Liberale. Incertezza nel centrosinistra.
Margherita e DS appaiono spaccati. Quest'ultimo, soprattutto, deve fare i conti
con gli umori di movimenti e correntone. Nudi, puri e strafottenti sono solo Verdi
e comunisti. Anche i socialisti dello Sdi prendono le distanze: «Scendere in piazza
sabato vuol dire fiancheggiare il terrorismo e la guerriglia in Iraq». Ma ai confusionari
sanculotti il buon senso non è mai interessato...
Elisabetta Rizzo
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