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Latina. Scelte... radicali. Pierferdinando Casini: «Una voce scomoda, intransigente, un po' aspra, ma nobile. Sempre alti gli ideali della politica»

Alla Convention radicale è intervenuto anche Pierferdinando Casini, che ha esordito partendo dalla «ragione vera» della sua presenza: l'apprezzamento di una «qualità», presente nei radicali, che vede «fortemente rarificarsi oggi», vedendo in Marco Pannella ed Emma Bonino dei «maestri di passione politica e civile» e constatando che «in questo paese c'è poca passione e poca politica». Casini ha riconosciuto nei radicali la forza delle «motivazioni ideali che sorreggono le posizioni politiche», una voce «scomoda, intransigente, un po' aspra, ma nobile». Ha quindi apprezzato dei radicali la particolare attenzione nei confronti del Parlamento e il canale di comunicazione che si è creato. Ha ricordato le numerose battaglie radicali per la legalità e lo Stato di diritto, volte a garantire il rispetto della Costituzione e delle Istituzioni, perché «la democrazia è un bene non acquisito una volta per sempre, ma che si costruisce nel tempo e ha bisogno di cure costanti e appassionate», ha ricordato le battaglie per il plenum della Corte costituzionale e della Camera dei Deputati, e ha citato le iniziative per la Corte penale internazionale e ancora, quelle che hanno saputo coinvolgere il Parlamento, sulla pena di morte, sull'indultino, sul potere di grazia del presidente della Repubblica. Infine, ha lodato la scelta strategica della democrazia e i diritti operata nella politica estera radicale, citando il successo del convegno di Sana'a organizzato da Emma Bonino, e il suo incontro, reso possibile dai radicali, con il leader dei Montagnard del Vietnam Kok Ksor. Casini si è anche soffermato sul pericolo dei "pacifinti". Ha detto di condividere il «tutti in Iraq» di Emma Bonino contro il terrorismo: «C'è una sola strada per la pace: riempire il vuoto lasciato dalle dittature con l'impegno concreto per i diritti umani, la democrazia e la libertà». A questo proposito, citando il «lungo e interessante» articolo di Romano Prodi sull'Iraq, ha voluto «aggiungere qualcosa sulle grandi manifestazioni per la pace e le relative contestazioni che ha subito il segretario dei Ds Fassino, come dopo il Kossovo aveva dovuto subire D'Alema dalle stesse piazze. Questi fatti - ha avvertito - non possono essere minimizzati, ma soprattutto non sono casuali. Oggi si sta derubricando questi fatti a un problema di dibattito interno alla sinistra, mentre sono il segno, assai preoccupante, e la spia che si accende su una questione di fondo su cui non si interroga l'opinione pubblica, nemmeno quella interna al nostro paese. Urlare "pace, pace!" - ha osservato Casini - è molto bello, ma non basta se non si capisce perché si urla. E se non si capisce perché lo si urla, forse è anche inutile urlarlo». «Se non si comprende in modo chiaro - ha concluso - che chi va in piazza ci va contro il terrorismo e per la pace, e invece magari chi manifesta ci va con la riserva mentale di andare a riscoprire l'antiamericanismo anni 50 contro Bush, o magari pensa di andarci contro Berlusconi e il governo italiano, o Blair e il governo inglese, se non c'è chiarimento su questa premessa ideale, non c'è da meravigliarsi che con questa confusione sui presupposti oggi è stato contestato Fassino, domani potrà esserlo Bertinotti e dopodomani chiunque dovrebbe essere in grado di dare una risposta all'interno delle istituzioni. Questo pacifismo unilaterale è un grave elemento distorsivo nella lotta al terrorismo, su questo le forze riformiste del Paese si devono interrogare». E tornando all'aggressione subita dal segretario Ds: «Mi sembra che sia in corso una grande operazione per liquidare, minimizzare, derubricare la vicenda ad alcuni compagni che sbagliano e invece si tratta di una questione terribilmente seria. Non accetto - ha proseguito - come presidente della Camera, deputato e cittadino che chi in Parlamento si esprime in una certa maniera venga etichettato come delinquente politico. Nessun atto di volontariato - ha affermato con forza - consente di etichettare come delinquenti politici i deputati della Repubblica». Su questa questione l'occidente si deve risvegliare e chi vuole governare il Paese si deve interrogare. L'ultima parola è stata per i radicali. «Hanno offerto alle altre forze politiche il loro patrimonio di analisi e iniziative, ma solo raramente sono riusciti a stringere alleanze elettorali che valorizzassero questo patrimonio». Sul perché, ha concluso, «è bene che si interroghino le forze politiche, ma anche i radicali, a partire da Emma Bonino e da Marco Pannella».

Elisabetta Rizzo


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