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Latina. Due secoli di Immanuel Kant. Eugenio Ballabio: «La vera libertà dell’uomo è quella di pensiero. Questa sì che fu una rivoluzione»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Eugenio Ballabio, saggista e scrittore. A due secoli dalla scomparsa di Immanuel Kant. Possiamo definire Kant un gigante del pensiero umano in generale e filosofico in particolare? «Quello sempre. Non ci sono dubbi. Anche se le motivazioni possono essere molto diverse». Kant illuminista… «Kant fu qualche modo bifronte. Da una parte chiuse l’illuminismo come momento in cui si esaltava la ragione in tutti i campi. Tuttavia aprì anche al romanticismo per la sua concezione “pura” che apre lo spazio a prospettive future. Il punto di arrivo è il monismo idealistico in cui ragione e realtà diventano la stessa cosa. Un paradosso che forse Kant non avrebbe accettato anche se involontariamente ne è stato il precursore. Ma Kant non si può ridurre al pre-idealismo o ai valori che furono e saranno del liberalismo. Ci saranno anche influenze post-idealistiche, pensiamo a Schopenauer oppure al positivismo. Kant ha mille aspetti. Fatemi dire una cosa a cui tengo molto. Quando mi stringe e mi assale la voglia di assoluto io amo rileggere “Il sacro” di Rudolf Otto. L’idea di fondo è che la natura è il limite del sacro. Ma Kant fu un precursore anche di Freud quando diceva che ci sono stati d’animo che sfuggono completamente alla ragione ma che hanno un loro dinamismo che non affiora alla coscienza. Kant insomma ha sempre stimoli, una sorta di dinamismo spirituali senza compimento». Per lui la massima libertà è quella di pensiero… «Esatto. Bisogna avere il coraggio di ampliare la propria conoscenza. Perché nel momento in cui l’opinione pubblica è cresciuta anche il monarca è stimolato ad appropriarsene. La verità inoltre è una ricerca all’infinito, non è qualcosa che abbiamo o possediamo in maniera assoluta. Filosofare vuol dire essere amico della Conoscenza, non possederla».

Elisabetta Rizzo

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