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Roma. Uscita di Emergenza al Teatro Duse. Alfonso Sessa e Nino Musicò: «Un testo di Manlio Santanelli. Quasi un Beckett made in Naples…»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Alfonso Sessa e Nino Musicò che al Teatro Duse di Roma stanno proponendo in questi giorni, e fino al 5 aprile, «Uscita di Emergenza», un testo liberamente ispirato all’omonima opera di Manlio Santanelli. L’opera racchiude in sé tutti i temi cari all'autore: la solitudine, l'incomunicabilità tra gli individui, la precarietà dell'esistenza umana… I due personaggi, Cirillo e Pacebbene: Cirillo, ex suggeritore di teatro, di età indefinibile e Pacebbene, ex sagrestano, anche lui di età indefinibile, si trovano per motivi differenti soli e senza casa e decidono di andare a vivere in un quartiere di Napoli completamente disabitato perché colpito dal terremoto. La vicenda è ambientata in una stanza minuscola, spoglia, desolata con le pareti segnate da profonde crepe causate dal bradisismo. Tutto è contratto, rarefatto, soffocante, claustrofobico e i protagonisti sono rinchiusi come in una prigione. Un ambiente instabile quindi, come lo è il rapporto che lega Cirillo e Pacebbene. Gli unici contatti con il mondo esterno avvengono tramite una finestra dalla quale Pacebbene spia un ipotetico arrivo del proprietario di casa ed il telefono, dimenticato su un armadio e che improvvisamente suonerà dopo anni di silenzio verso il termine della commedia. Questo ci rimanda ad un'altra opera, "Aspettando Godot", e di beckettiano c'è indubbiamente anche tutta l'ironia amara nel trattare una situazione decisamente drammatica rendendola divertente e quasi leggera. Il testo nasce una situazione apparentemente rassicurante, in un ambiente di tipo borghese, per poi prendere la prima strada verso la follia e il paradosso, che rappresentano, a parer dell'autore, un modo di avvicinarsi al mondo reale. Un senso di precarietà domina la scena, una minaccia che fisicamente si concretizza nello stabile pericolante dove Cirillo e Pacebbene si muovono anch'essi vittime a loro volta di un bradisismo interiore di cui quello esteriore è specchio e rimando.
«Sono un autore malato, sono un autore meschino, tendo al comico per disposizione naturale...», così esordisce Santanelli in «Memorie dal Sottotesto», una sorta di autobiografia in cui il drammaturgo si diverte ad ironizzare su di sé e sul teatro. Nel 1981 Santanelli vince, con questo suo primo testo teatrale, il premio IDI (Istituto Dramma Italiano) ed il premio ANCI (Associazione dei Critici Italiani). Amatissimo all'estero, in particolar modo in Francia, dove i suoi testi sono stati tradotti, pubblicati e continuamente riproposti al pubblico, Manlio Santanelli è oggi considerato uno dei più significativi scrittori di teatro.

Claudio Ruggiero

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