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Latina. Battisti o non Battisti. Su un periodico comunista l'intervista alla sorella del terrorista rosso. Quando l'arroganza diventa inguardabile
Ma che coraggio, ma che autoironia, ma che prova di spiritosa audacia, di impavida
autoirrisione, di spregiudicata baldanza, di canzonatoria prodezza.
Su un noto periodico comunista - che in genere si contraddistingue per la sua qualità e per alcuni tratti di originalità - il volenteroso cronista ti incipria un pluriomicida
e te lo fa diventare uno "scrittore di successo". Né più né meno di quello
che già aveva fatto, a Latina, l'estrema sinistra. Insomma, niente di nuovo. Non ti spiega bene
scrittore per chi e il successo quando e dove l'avrebbe ottenuto. Ti intervista la sorella
che piange il "perseguitato politico". E le lacrime valgono qualsiasi sentenza.
Qualsiasi tribunale.
Per restituire un'immagine buonista del loro eroe si prova ad accreditarne
un'immagine, appunto, familiare. Come, non so, la nipotina di Priebke. La figlia di Yassin.
La sorella di Bin Laden. Le donne palestinesi. L'amante di Hitler. La perpetua
di Pacciani.
Seguirà forse un giorno
un'immagine bucolica e pastorale con Battisti intento a scrivere versi
in giardino, accanto alla fontana o al banano silvestre.
Non importa se lo scrittore in questione era un "ex" membro dei Proletari
Armati Combattenti. Mica Legambiente. Mica Rifondazione. Era uno che credeva
nella lotta armata. Era uno che ha ucciso. Cosa vuol dire "ex terrorista"? Cosa vuol dire "ex"?
Le persone che ha ucciso sono "ex morti"? Le lacrime, il dolore
della sorella del "poeta esule" sono da rispettare con spirito civile e sereno.
Ma come si fa a non pensare alle lacrime dell'orfano di Torregiani?
La letteratura presunta di Battisti gli ha restituito il padre?
Le sue lacrime non sono lacrime? Non è dolore, il suo?
Dobbiamo commuoverci per la sorella di un assassino e non dovremmo invece
commuoverci per chi è costretto
sulla sedia a rotelle da oltre vent'anni per aver preso un colpo nella schiena
dalla banda armata di Battisti o da lui in persona (secondo le sentenze)?
È questa l'allegra disperazione dell'estrema sinistra, che pasticcia, confonde,
tace, giustifica, che alla faccia di ogni tentativo di "pacificazione nazionale"
rompe ancora i coglioni con le classi, con gli operai che dopo anni di privilegi
stanno meglio degli imprenditori, e prova a vivere di quell'odio e di quelle
divisioni di cui non ha bisogno più nessuno. Sono gli stessi pacifinti che
scrivono Amerika col kappa e per cui è sempre colpa di Israele, qualsiasi
cosa succeda. Una solidarietà di casta, così ha scritto Giuliano Ferrara.
Prosperosa incoscienza, ha aggiunto, arroganza borghese dei ragazzi viziati che hanno impedito
ad altri ragazzi di vivere la loro vita, ammazzandoli, ma si sono poi battuti e si battono
per fare della propria vita un piccolo capolavoro di elusione e di autogiustificazione.
Si fanno rivedere sorridenti, con moglie e figli e professione sulla targhetta
della porta, e allora sì che diventano davvero inguardabili.
Mauro Cascio
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