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Gaeta. Cinema e narrativa. Domenico Starnone: «Io penso che il libro è il libro, il film è il film, ed è un puro caso che portino lo stesso titolo»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Domenico Starnone, scrittore. La caratterizzazione del personaggio è un momento centrale nella costruzione di una storia, sia essa un libro o un film. È diverso caratterizzare un personaggio quando si scrive un libro, e si è soli con la famosa pagina bianca da riempire, rispetto a quando si deve compiere la stessa operazione per il cinema? «Caratterizzare, o meglio costruire un personaggio è sempre un'operazione molto complicata. Anche nella vita comune cogliamo nelle persone solo i lati più facilmente riconoscibili. Noi schematizziamo anche gli esseri viventi: figuriamoci cosa succede quando la persona va ridotta a personaggio. È fondamentale evitare la pigrizia in chi scrive: è troppo facile fare un personaggio che sia tutto cattivo o tutto buono, senza fare i conti con quelle mediazioni tra comportamenti diversi e spesso opposti che fanno invece parte a pieno titolo della vita reale. Caratterizzare un personaggio significa innanzitutto tentare di capirne la complessità. Nel cinema l'immagine ha sempre un corpo determinato, uno sguardo, un gesto determinato. Per quanto invece nel libro lo scrittore possa suggerire l'aspetto fisico del personaggio, la sua voce, la sua parola, egli rimane in certo qual modo sempre vago. Sei che tu lo devi riempire con la tua immaginazione». Nel caso di film ispirati ai suoi libri, lei è rimasto soddisfatto di come i personaggi sono stati trasposti su pellicola oppure avrebbe desiderato delle caratterizzazione differenti? «All'inizio pensavo che il cinema mi dovesse restituire ciò che io mi ero immaginato scrivendo; questo perché ero inesperto. Quando ho capito un po' come funziona il cinema, sono arrivato ad una concezione diffusa che però ho fatto mia: il libro è il libro, il film è il film, ed è un puro caso che portino lo stesso titolo. Il cinema usa il libro come del materiale da mettere in circolazione per costruire un'opera che è sempre diversa dal libro stesso».

Glauco Di Mambro

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