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Latina. La Città negata. Umberto Melotti: «I nostri aggregati urbani si sono trasformati in senso multietnico, multiculturale e multireligioso...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Umberto Melotti,
ordinario di Sociologia politica alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Roma “La Sapienza”,
a Rimini in occasione della tre giorni di convegni collaterali alla Gran Loggia della Massoneria Italiana
dedicata quest'anno alla "Città dell'Uomo".
«Le nuove migrazioni internazionali, di cui l’Europa è diventata meta a partire dagli anni 50
e che hanno interessato sempre di più anche l’Italia a partire dagli anni 70, hanno avuto
una imminente connotazione urbana e hanno profondamente alterato la fisionomia di tutte
le grandi città europee. Ciò che emerge, a tutta prima, è la trasformazione in senso
multirazziale, multietnico, multiculturale, multilinguistico e multireligioso di queste città:
una trasformazione pur vissuta diversamente nei vari Paesi anche in relazione alla loro
cultura politica, più favorevole ora all’assimilazione (Francia), ora al pluralismo etnico
(Regno Unito, Paesi Bassi), ora alla convivenza subordinata e a termine (Germania, Svizzera),
ora a forme di multiculturalismo sia pur "povero" rispetto a quelle di altre esperienze
extraeuropee (Svezia). L’Italia si è da tempo pronunciata per un’ "integrazione sociale nel
rispetto della diversità culturale", e così, più recentemente, la Commissione europea (2000).
Ciò non deve però indurre a sottovalutare i problemi di esclusione sociale, presenti
soprattutto in certe città, che alimentano ricorrenti esplosioni di conflittualità, come è
accaduto in Francia, nelle banlieues di Parigi, Lione, Strasburgo; in Inghilterra, soprattutto
nelle new towns e nelle città più colpite dalla disindustrializzazione; in Germania,
specialmente dopo la riunificazione. Anche in Italia non mancano i problemi: soprattutto
nelle maggiori città (a Roma, ove gli immigrati sono più di 300.000, a Milano, dove sono più
di 200.000, a Napoli, ove sono più di 100.000), ma anche in molti centri minori, ove la
percentuale degli stranieri sulla popolazione è ancora maggiore. Singolare è il caso di
alcune cittadine del Nord-Est, per cui si è parlato di una vera e propria "sindrome trevigiana",
per dire che gli immigrati sono ricercati come lavoratori di giorno e rifiutati come
cittadini, o anche come semplici fruitori delle risorse urbane, la notte. Alcuni gruppi,
in particolare, sono oggetto, non sempre ingiustificato, di diffidenza e ciò alimenta
tensioni, che compromettono non solo l’integrazione degli immigrati, ma la stessa
convivenza civile. Ho concluso il mio intervento all'assise massonica con
l’esposizione l’indicazioni di alcune misure da
prendere per limitare i problemi e avviare alla soluzione una drammatica
questione che s’inserisce in un contesto internazionale per più aspetti pericoloso».
Melotti,
prima della cattedra che occupa oggi aveva insegnato Sociologia all’Istituto per
gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano
e Sociologia e Antropologia Culturale all’Università di Pavia.
Ha fondato e diretto la rivista “Terzo Mondo” e ha collaborato con l’UNESCO, anche come
co-editor della “Rivista internazionale dell’Educazione”. Ha svolto ricerche in numerosi
Paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina.
Fra le sue pubblicazioni: «Marx e il Terzo Mondo» (Il Saggiatore, Milano, 1972; trad.
inglese Macmillan, London / Humanities Press, Atlantic Highlands, N.J.; trad. spagnola
Amorrortu, Buenos Aires; trad. cinese Accademia delle Scienze Sociali, Pechino);
«L’uomo tra natura e storia» (Centro Studi Terzo Mondo e Unicopli, Milano, 1979;
trad. spagnola Península, Barcelona); «L’immigrazione, una sfida per l’Europa»,
Edizioni Associate, Roma, 1992 (trad. parziali in tutte le principali lingue europee);
«Migrazioni internazionali, globalizzazione e culture politiche», Bruno Mondatori,
Milano, 2004.
Andrea Apruzzese
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