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Latina. Berlusconi scrive a Pannella, interrotto lo sciopero della sete. «Che magnifico Paese, qualche volta, che riusciamo ad essere»

Marco Pannella ha interrotto l’azione nonviolenta, durata oltre sei giorni, nell’ambito del Satyagraha per la legalità costituzionale. Lo ha annunciato ieri sera lo stesso Pannella, nel corso della trasmissione Buona Domenica, condotta da Maurizio Costanzo su Canale 5. Alla base di questa decisione l’incontro con Silvio Berlusconi, giunto nella capitale appositamente per vederlo, nel corso del quale il Presidente del Consiglio ha assicurato «una revisione della prassi attuale» sulla Grazia, «una perla affidata da sempre ad un monarca. Una perla che c'è anche nella nostra costituzione repubblicana, una perla affidata in Italia al Presidente della Repubblica, che pero' è stato spossessato di questa prerogativa». Dopo aver auspicato che le assicurazioni del Premier possano consentire il ripristino della legalità nel nostro Paese, Pannella, visibilmente commosso, ha voluto ringraziare Ciampi, Berlusconi, Giuliano Ferrara e Il Foglio «che hanno reso possibile questo punto di arrivo». Rivolgendosi direttamente agli italiani nel ringraziarli tutti per «lo splendido aiuto che mi viene da tutte le parti», con voce rotta dall’emozione, ha gridato: «Io sono colmo di voi!», «Quanto altro alimento d'amore mi stante dando!!!». Pannella ha anche colto l'occasione per denunciare ancora una volta la persecuzione dei Montagnard in Vietnam da parte del regime di Hanoi e dare atto al Ministro Frattini e al Presidente Prodi di essersi prontamente attivati per tentare di interrompere quello che non è eccessivo definire un genocidio attualmente in corso. «Che magnifico Paese, qualche volta, che riusciamo ad essere!» ha concluso, raccogliendo un lungo e sentito applauso del pubblico.
«Caro Marco», aveva scritto Silvio Berlusconi, «apprezzo i sentimenti e le ragioni che nutrono le tue battaglie da molti anni, anche quando sono solo parzialmente d'accordo o in disaccordo con i tuoi mezzi e i tuoi scopi. Conosco i doveri, le responsabilità e i limiti che la Costituzione e la legge mi impongono in materie delicate, come quella del potere di concessione della grazia, che è oggetto della tua ultima iniziativa non violenta. Conosci bene le regole della politica e puoi apprezzare la differenza tra una testimonianza come la tua, di alto spessore costituzionale e legale, e una concatenazione, di cui sono in parte titolare, di atti amministrativi, legislativi e istituzionali in una materia estremamente complessa, che coinvolge la sensibilità di molti italiani, che incrocia la memoria e il dolore di tante persone direttamente e personalmente ferite dagli anni della violenza e del terrorismo, alle quali è dovuto un rispetto sostanziale e formale che sono certo tu condividi. In questa situazione, che non si può tagliare con l'accetta, mi sono mosso ormai da tempo per conquistare l'unità di indirizzo del governo che tu giustamente invochi, e che è sempre, ma soprattutto in questi casi, il risultato di una serie di atti di direzione e anche di persuasione politica. Cerco di lavorare al mio meglio nell interesse generale e sono convinto che con il tuo recente gesto, di così forte caratterizzazione e così personale, hai impresso a tutta la vicenda del potere di grazia un forte impulso, come testimonia la rigorosa comprensione istituzionale, fatta di parole chiare, che ti ha indirizzato il capo dello Stato. Sono tuttavia preoccupato per il tuo stato di salute. Vorrei tu fossi d'accordo su questa mia considerazione: l'orologio costituzionale è ormai chiaramente messo in moto, e la rivisitazione della prassi accettata per lungo tempo sul potere presidenziale che ci è a cuore, è ormai un fatto compiuto. Vorrei che tu traessi le conseguenze da questa considerazione, e regolassi il tuo orologio e la tua sensibilità su questo elemento nuovo, sospendendo la tua iniziativa di digiuno totale della fame e della sete».
«Mi adopererò, nell ambito delle mie prerogative, per far sì che su questo principio si arrivi al più presto a una decisione giusta e condivisa. La mia opinione personale la conosci, ed è pubblica ormai dal novembre del 2002. I miei atti di presidente del Consiglio, naturalmente non tutti inscrivibili nelle mie opinioni personali, data la collegialità del nostro sistema politico e di decisione in materia istituzionale, sono seguiti fin qui e seguiranno in futuro».

Mauro Cascio


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