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Gaeta. Dove ti porta la cultura. Giorgio Agnisola: «Il Porticato è una di quelle iniziative che porta il nome della città in giro per il mondo»

La XVI edizione del Porticato gaetano, rassegna internazionale d'arti figurative organizzata dall'associazione culturale Novecento, col patrocinio del Comune di Gaeta, si avvale della direzione artistica di due illustri critici d'arte: Rosario Pinto e Giorgio Agnisola. Due nomi notissimi nel panorama culturale nazionale, la cui presenza nel team organizzativo dell'evento (che si terrà a Gaeta dal 17 luglio al 21 agosto prossimi), ne eleva sicuramente lo spessore, proiettando il nome di Gaeta oltre i confini comprensoriali e regionali. A Giorgio Agnisola, critico d'arte e scrittore, collaboratore delle pagine culturali del quotidiano "Avvenire" e membro dell'Associazione Internazionale Critici d'Arte e della "Societé Internationale de Psicopathologie de l'expression", abbiamo rivolto qualche domanda per meglio comprendere il tipo di collaborazione offerta al Porticato, e, soprattutto, le "novità" di quest'edizione che aprirà i battenti il 17 luglio prossimo presso il Palazzo "Mazzini" di Gaeta (via Faustina). Ricordiamo che la manifestazione, patrocinata dal Comune di Gaeta, la Regione Lazio e l'Amministrazione Provinciale di Latina, si articola in quattro importanti momenti: una mostra introduttiva intitolata "Ricognizione iperrealista in Italia"; una retrospettiva dedicata al pittore gaetano Saturno Bartolomei; una collettiva riservata ad artisti che presenteranno opere sul tema "La sera" e che si contenderanno riconoscimenti in palio e, infine, la mostra delle opere degli studenti delle Accademie di Belle Arti d'Italia con annessi premi in denaro.
Chi è Giorgio Agnisola? «Un appassionato d'arte contemporanea sicuramente. Scrivo da oltre quindici anni per la pagina "Arte" del quotidiano "Avvenire" e, dal 1980, sono chiamato in missione ufficiale dai Paesi francofoni d'Europa per studi e ricerche sull'arte conemporanea. Dirigo le collane d'arte dell'Editore Guida di Napoli. Ho scritto molti libri occupandomi anche di sentimenti. Forse il più conosciuto è "L'addio, lettura del sistacco d'amore" (Guida). Prossimamente uscirà "Come accade l'amore"...
Come è nata la collaborazione con l'Associazione Culturale Novecento di Gaeta? «Fui invitato dal presidente, Antonio Lieto, a far parte della giuria tre anni fa. Apprezzai molto il grande impegno dei soci per la realizzazione del Porticato gaetano: un impegno che si fonda su di una passione sincera, coraggiosa, aperta in eguale misura al nuovo e alla tradizione. In particolare mi ha colpito quel desiderio profondo di non perdere il contatto con le radici culturali locali, di riscoprirle e testimoniarle e, contemporaneamente, di raccordarle al presente nel solco di una continuità spirituale. Valori che possono essere coltivati solo da chi ama la propria terra e ama l'arte con il distintivo della lucida sensibilità e della consapevolezza sociale, ossia con la coscienza di come e quanto la cultura possa diventare patrimonio di una comunità e luogo della rigenerazione individuale e collettiva. Da tutto questo derivò il mio desiderio di collaborare, di aderire all'iniziativa...e sono qui».
Quali sono le novità di quest'anno? «Vorrei sottolinearne due. Per prima sicuramente la maggiore attenzione data alla mostra degli studenti delle Accademie italiane. Un'attenzione di grande significato, che rivolge lo sguardo sia ai giovani che alle strutture della formazione artistica. Credo si tratti di un'iniziativa di rilievo, sicuramente una delle poche in Italia. L'altro aspetto riguarda la decisone di approfondire un capitolo dell'arte italiana recente, quello dell'iperrealismo, anche da un punto di vista scientifico. Una decisione che si innesta puntualmente nel quadro propositivo dell'Associazione Novecento, che da una parte vuole operare nel territorio e per il territorio; dall'altra aprirsi al più ampio panorama culturale italiano per portarvi il segno della presenza viva di una città antica e ricca d'arte e di storia quale è Gaeta». Una mostra sull'iperrealismo dunque, con quali motivazioni? «Sarà una ricognizione di uno dei capitoli meno esplorati dell'arte italiana recente. L'iperrealismo italiano vanta presenze di rilievo, ma poco conosciute e poco storicizzate. La mostra, dunque, si preannuncia come un evento rilevante, che certamente non mancherà di interessare la maggiore stampa italiana».

Sandra Cervone


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