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Latina. Battisti o non Battisti. Le perplessità di un "atlantico" tra apologeti dell'impegno combattente ed innocentismi tutti firme e fiori
Mah. Mi perdonerete. A me questa discussione continua a sembrare molto scema.
Antonio, Ferdinando, voi insinuate tra le righe (anzi, solo Parisella tra le righe perché
Pennacchi lo dice proprio): "Ma sì, quegli anni erano così. Schiaffi. Qualcuno sparava.
Chi da una parte, chi dall'altra. Ma era di moda. Lo facevano tutti. Se davi
solo i manifesti eri un coglione, un disperato, non ti consideravano nemmeno.
Altrimenti sei un soldato. E in una "guerra civile", quella per voi era una "guerra civile",
se sei soldato sei un eroe. E se cadi sul campo diventi martire, beato".
Sarà, ma beato per beato, santo per santo, a questo punto io preferisco Maria
Goretti. Che, apparentemente, non ha ammazzato nessuno. Scrivo apparentemente perché
forse Giordano Bruno Guerri non sarebbe d'accordo.
Pennacchi poi fa la conta dei morti. Tanti di qua. Tanti di là. Stamo a pari.
Io questi discorsi, sarà l'età, non li capisco. Mia moglie dice che è il grasso che appesantisce riflessi e pensiero.
E può essere pure vero. Pennacchi me lo chiama atlantismo, con l'aria di saperla lunga.
E a me fa pure paura perché sono ipocondriaco. Io nel dubbio sto
cominciando a mangiare più insalata e a condirla poco, per fare contenta mia moglie;
per fare contento Pennacchi provo ad andare di meno al McDonald's e a non
noleggiare troppi Dvd da Blockbuster. Può essere che alla fine sto atlantismo mi passi.
Però per il momento la tentazione di invitare a distinguere e a contestualizzare
mi viene. Dire: quegli anni non rappresentano la nostra storia. Il Dna della
nostra politica e della nostra vita nazionale ha anche (e forse soprattutto)
altri accenti, altre esperienze ideologiche, altri valori di riferimento ed altri
metodi. In un'Italia divisa drammaticamente in due, senza nessuna possibilità
di dialogo e di superamento dialettico dei contrasti, ci credono solo quelle
due fazioni che se le diedero e che pistolettarono. Ma questi signori non rappresentano
forse nemmeno l'Italia degli anni settanta. Figuriamoci la politica italiana tout court.
Mi si dirà: taci, che non eri nato. Tu non c'eri. È vero. Non c'ero. Anzi, c'ero
ma ero troppo piccolo. E gli unici schiaffi li prendevo da mamma. Ma non bisognava
esserci per ricordare che la nostra storia è anche, e in alcuni momenti quasi
"esclusivamente", liberale. Dal Risorgimento agli anni 20. E che poi fu "anche" liberale.
Ma soprattutto, purtroppo o per fortuna, democristiana da dopo la guerra in poi. Qui invece sembra che la
contrapposizione fosse in termini drammatici e radicali. O stavi da una parte. O dall'altra.
Era una guerra civile. Col cazzo. Fu una follia che coinvolse due diversi "estremismi".
Omicidio. Strage. Terrorismo. Diamo alle cose il loro nome. Chi percorse quella strada,
a destra o a sinistra, sbagliò. Non c'è giustificazione ideologica che tenga.
Cari Antonio e Ferdinando. Ripeto, mi scuserete.
Ma la "piramide" che avete descritto voi io non la condivido affatto.
Gli angeli in quegli anni c'erano. Ci sono responsabilità diverse.
Ed ognuno deve avere il coraggio di assumersi le proprie. Non mi potete mettere
sullo stesso piano chi combatte con le armi e chi combatte raccogliendo firme.
Ma torniamo al signor Battisti. Dice il buon Lanzidei: il processo fu ingiusto.
Ed entra nei dettagli. Ti
consiglia pure una buona bibliografia, che stai fresco da qui a Ferragosto. Un po' faziosa, per la verità, ma mica uno si può mettere a fare polemica su tutto.
Ti cita Amnesty International. Sì, va bene.
Ma sti cazzi. Non lo devi stare spiegare a me. Non lo devi spiegare
a Pennacchi. Capirai, se lo spieghi a lui lo fai pure contento.
Le nostre opinioni, in merito alla colpevolezza o all'innocenza di Battisti
valgono per quello che valgono. Ovvero: in questa sede meno che zero.
Possono avere la loro rilevanza. Ma altrove. Qui ne va - lo abbiamo detto -
del giudizio morale,
ancora prima che politico o storico, su quegli anni, su quei metodi,
su quelle ideologie che, lo ripeto, non rappresentano in toto la nostra coscienza politica.
Ragazzi, Battisti era iscritto ad un gruppo di proletari armati, di comunisti combattenti,
mica al Rotary, all'Avis o alla Croce Rossa. In più a Latina ne è stato fatto
una bandiera. Con una certezza granitica della sua innocenza che è diventata
ormai una fede, un culto. E come tutte le fedi ci si è fatta la sua bella
chiesetta intorno. E come tutte le chiesette se avanzi qualche dubbio parte
la crociata. E come tutte le crociate poi alla fine so' cazzi.
So che tollelerete il mio laicismo testardo. Alla fin fine mi volete bene.
Mauro Cascio
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