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Latina. Pseudoregimi. Ernesto Galli Della Loggia: «Se le televisioni hanno davvero tutto questo potere perché la sinistra a giugno vincerà?»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Ernesto Galli Della Loggia, docente
di storia contemporanea dell'Università di Perugia.
Il suo riferimento ai valori cristiani come base della democrazia
occidentali lascia spesso perplessi. Non ritiene che ci sia un contrasto
con la laicità dello Stato... «La categoria di laicità è una categoria
che esiste nel cristianesimo che ha in sé una forte vocazione alla laicità
e alla divisione tra potere religioso e potere civile. Una distinzione che
non esiste per esempio nell'Islam (mentre il problema nell'ebraismo non si
è mai nemmeno posto, ndR). Il cristianesimo e la laicità sono molto vicine.
Che poi ci siano interpretazioni estremiste sia del cristianesimo sia della laicità che
porta a ritenerle incompatibili, è vero». Ed a proposito di contrastro con le altre
religioni, quella con l'Islam è di drammatica attualità. In particolare, in Iraq,
è davvero esportabile in un paese musulmano una democrazia occidentale?
«Non lo so, non sono in grado di dare una risposta. La democrazia ha funzionato
nel mondo asiatico. Nel mondo islamico c'è l'eccezione della Turchia. Sicuramente
una cosa possiamo dire. Dietro la decisione americana di muovere guerra all'Iraq
c'era una volontà, che io personalmente condivido, di dare una risposta politica
al terrorismo. L'esportazione della democrazia è un abbellimento propagandistico».
Lei parla di una forte personalizzazione della politica; personalizzazione
che in qualche modo può rovinare la democrazia. Come vede questo regime
che sta diventando un regime mediatica, capace di influenzare le volontà degli
elettori... «Io non credo che siamo in un regime. In Italia c'è una Magistratura
indipendente, dei sindacati fortissimi, le elezioni si svolgono in assoluta libertà.
Perché parlare di regime? Questo non vuol dire nutrire simpatie per il cavalier
Berlusconi. Però ecco, sarebbe bene che ci sia più rispetto. Parlare di regime
vuol dire ripetere una formula mediatica. E penso che l'opinione pubblica risenta
poco della televisione. La gente vota massicciamente anche l'opposizione. Sbaglio
o ha anche vinto? Probabilmente tra due mesi la sinistra tornerà a vincere.
Come mai se secondo voi ci sono stati tre anni di dittatura mediatica?».
Ci ha colpito un suo vecchio intervento su Sette, l'inserto del Corriere della
Sera in cui riferiva di una richiesta del presidente Ciampi di eliminare il termine
"guerra civile" da un convegno a cui doveva partecipare. C'è ancora paura in Italia
a parlare di questo termine?
«Sì. E il caso che avete citato lo dimostra. Invece sono fatti passati, archiviati,
verso i quali noi potremmo avere un atteggiamento molto disteso. Senza quelle passionalità
eccessive che invece spesso caratterizzano queste cose».
Andrea Apruzzese
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